sabato 9 maggio 2009

Le 100 storie più belle del Giro!

Vi segnaliamo un altro libro sul Giro d’Italia, questa volta riguarda le 100 storie più belle dal 1909 ad oggi. Scritto da Beppe Conti, inviato speciale di Tuttosport, ha seguito gli ultimi trentadue Giri d’Italia. In questa sua fatica letteraria, il giornalista è andato alla ricerca degli altri cinquantanove Giri e li ha raccontati tutti, con aneddoti e avvelenamenti, tra volate e tapponi di montagna. Il titolo è: “100 storie del Giro 1909-2009“. Si parte dal primissimo Giro nel 1909, quando la Gazzetta “rubò” l'idea del Giro al Corriere della Sera e quando il muratore Luigi Ganna da Varese si impose nella classifica a punti. Tra gli isolati o diseredati (erano coloro che correvano per disperazione e a sera si accontentavano di un fienile), ci sono Alfredo Binda, poco amato perché troppo forte (con Coppi e Merckx condivide il record dei cinque Giri vinti), e Learco Guerra che nel trionfo del 1934 forse percorse alcuni chilometri in auto. Ci sono soprannomi ricevuti e poi persi (fu Costante Girardengo il primo Campionissimo, poi venne Coppi), ci sono intenzioni abortite (a Mussolini quella maglia rosa non piaceva proprio). Inoltre c'è la storia di un movimento e di un popolo che vive di eterni duelli (Coppi-Bartali, Gimondi-Merckx, Moser-Saronni) e di icone (il distaccato Anquetil, l'inarrivabile Hinault, il talentuoso Indurain). In ogni storia Conti trova altre storie, altre stanze. Non mancano anche le figure mitiche come i patron della Corsa Rosa ed altri personaggi mitici che hanno contribuito a rendere quest’appuntamento unico. Armando Cougnet e Vincenzo Torriani che hanno disegnato strade e imprese, la genialità di Tullio Campagnolo a metà anni Trenta ha inventato il cambio, la bravura di Sergio Zavoli che ha reso popolare la bicicletta. Molte le storie simpatiche, a volte inverosimili: come quella datata 1932. Giovanni Gerbi, “El sciur diavul”, aveva 47 anni e un viso cotto dal sole, e non si arrendeva mai. Arrivò ultimo all'Arena di Milano, ma arrivò: nessuno ad aspettarlo, solo la moglie con un mazzo di fiori rossi. Lo scrittore non dimentica, in uno sport di fatiche atroci, i volti femminili: Alfonsina Strada in gara nel 1924, la Dama Bianca che fece innamorare Coppi e la moglie di Hinault vicina al divorzio per un titolo di giornale.
Sono le donne e i cavalieri, le armi e gli amori del Giro. Nel rosa c'è anche il buio del doping: dal sangue di bue, carburante di inizio Novecento, alla Cera, l'Epo di terza generazione. Conti non nasconde nulla: racconta senza sconti e senza reticenze. Ricorda anche quel 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio quando a Marco Pantani, dominatore della corsa, pronto ad arrivare in rosa a Milano per la seconda volta, fu riscontrato un valore dell'ematocrito oltre la soglia di 50. Non ci fu complotto ma all'autore rimane l'amarezza per il campione che s'è perso: «Sarebbe bastato ricordargli di Merckx che trent'anni prima visse un'avventura analoga, andò al Tour e diventò più forte di prima. In quei giorni nessuno ebbe il coraggio di proporre al Pirata il Tour de France. Avrebbe dimenticato tutto». Il ciclismo, dopo Madonna di Campiglio e dopo Sanremo, ha cercato di dimenticare e ripartire fino all'ultima vittoria, quella dello spagnolo Alberto Contador nel 2008. Tra morti e misteri, tra meteore e montagne, Conti sottolinea che il ciclismo non è uno sport, ma un mestiere. Il mestiere di vivere. L’opera di Beppe Conti Edito è edita dalla Graphot Editrice conta ben 256 pagine per un prezzo di 16 €uro.

2 commenti:

Vi84 ha detto...

Secondo me merita. Come se fosse un romanzo d'altri tempi

3nca ha detto...

Si anche perchè ci sono molte curiosità specialmente dei primissimi anni del Giro