venerdì 6 novembre 2009

De Fauw, muore un altro ciclista

Bruxelles (Belgio) 6 novembre- Un'altra morte segna il mondo del ciclismo belga e non solo. Ancora non si è spento il ricordo della morte del ciclista Vandenbroucke trovato senza vita in circostanze ancora da chiarire. Si parla di suicidio per il 28 enne De Fauw, vittima di crisi depressive negli ultimi anni.

Dimitri De Fauw, pistard belga di 28 anni si è tolto la vita a pochi giorni dalla sua apparizione alla Sei Giorni di Grenoble, alla quale aveva preso parte insieme al danese Marc Hester. Il gesto viene attribuito alla depressione che il ciclista si portava dietro dal 2006, perchè durante la Sei giorni di Gand aveva causato involontariamente la morte di Galvez. Infatti lo spagnolo dopo un contatto col belga cadde battendo contro una balaustra e morì per le lesioni subite. De Fauw ha portato con se il senso di colpa, fino al momento del gesto estremo. De Fauw nel 2004 e nel 2005 aveva corso su strada con la quick step.

La Morte di VDB

Bruxelles (17 ottobre 09)- Il suicidio di De Fauw si aggiunge alla scomparsa di Frank Vandenbroucke il corridore belga trovato senza vita in una camera di albergo in una località di vacanza in Senegal. Secondo l'autopsia svolta da un medico legale senegalese il corridore sarebbe morto per una doppia embolia polmonare aggiunta ad una patologia cardiaca preesistente. La magistratura senegalese ha dato l'ok per il rimpatrio della salma. Per gli inquirenti dunque si tratta di morte naturale e non ci dovrebbero essere conseguenze per la donna senegalese che ha passato l'ultima notte col ciclista e che aveva rubato il portafoglio e i cellulari dell'atleta. Durante il primo esame di un altro medico legale si evidenziavano nel referto la presenza di diverse iniezioni al braccio sinistro. Inoltre nella camera gli inquirenti hanno trovato una siringa, alcol e medicinali vari. Il corridore soffriva da tempo di crisi depressive e aveva già tentato il suicidio.

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mercoledì 28 ottobre 2009

Giro 2010, un po’ per tutti (tranne che per il Sud)

Ritorno!
Eccoci di nuovo tra voi, assenti dal 2 agosto, cercheremo di rimonitorare il panorama dei pedali con maggior costanza compatibilmente con gli impegni lavorativi (pfui!) e universitari della triade Madapa.

Presentato il Giro 2010.
L’occasione per il gran rientro la offre la presentazione del Giro di Italia 2010. Archiviata l’edizione del Centenario, emozionante più nell’epilogo (caduta di Menchov durante l’ultima crono a Roma) che nelle centinaia di chilometri percorsi, il Giro, nelle intenzioni degli organizzatori torna ad offrire tappe in grado di mettere d’accordo scalatori, velocisti e gli amanti delle fughe da lontano. Previsti 3418km distribuiti su 21 tappe. La più lunga l’undicesima Lucera-L’Aquila 256 km. Tornano le montagne storiche: Zoncolan, Mortirolo, Aprica e la Cima Coppi fissata sul Gavia. Da non perdere la cronoscalata di Plan de Corones.
Giro di Italia, ancora fuori gran parte del Sud. Partenza da Amsterdam.
L’analisi parte con l’apertura del Giro che vedrà la carovana Rosa partire dal territorio pianeggiante olandese( per molti chilometri si viaggerà sotto il livello del mare), Amsterdam sarà il punto di riferimento per le prime tre giornate del Giro. Ora visto che la corsa si chiama Giro d’Italia e come sempre al Sud le tappe sono poche, non era meglio organizzare qualche tappa in più in regioni come Calabria, Basilicata e Sicilia quasi sempre tagliate fuori dal programma? La piana del Tavoliere cosa ha da invidiare ai dintorni di Amsterdam? Non per fare del facile campanilismo, ma quando arriva il Giro è una festa e allora perché denominarlo Giro di Italia e fermarsi a Bitonto (territorio più a Sud)? Per fortuna per il sottoscritto (Pa della MADAPA) i girini transiteranno lungo la Casilina all’altezza del bivio tra Sparanise e Calvi Risorta (Tappa 9, 17 maggio (onomastico di PA) Frosinone-Cava dè Tirreni) e quindi assisterà al rituale nazional popolare del passaggio del Giro, ma saranno tantissimi a non poter provare tale gioia. Per Zomegnan l’Italia termina a Bitonto.

Partenza Orange.
Si parte l’8 maggio in Olanda. Crono individuale per le strade di Amsterdam per decretare la prima Maglia Rosa. Poi prima del ritorno in Italia altre due tappe nel Paese dei tulipani, sempre con partenza da Amsterdam, prima si arriverà ad Utrecht (città universitaria), poi Middelburg. Tappe per velocisti, si corre al di sotto del livello del mare, ma il vento che soffia dall’Atlantico potrebbe movimentare la corsa. Attenzione ai ventagli.

Ritorno in Italia.
Il Giro per la quarta tappa torna a casa. Cronosquadra Savigliano-Cuneo 32,5 km contro il tempo. Percorso rettilineo, 270 metri di dislivello, percorso da compiere in meno di quaranta minuti. Quinta tappa Novara-Novi Ligure (168km), tappa dedicata al Campionissimo Fausto Coppi a 50 anni dalla sua morte. Primi Gpm. Tappa per velocisti, ma attenzione agli attaccanti che potrebbero muoversi per la prima volta sulle strade del Giro. Fidenza-Carrara è la sesta tappa di 166km anniversario dei 50 anni della vittoria di Anquetil. Si attraversa l’Appennino, pensiero stupendo per gli attaccanti. La settima tappa esalta i corridori resistenti. Nei 215 km della Carrara- Montalcino saranno presenti due tratti di sterrato: strade bianche e crete senesi negli ultimi 30 km a Buon convento e Poggio Civitella. Per uomini da classica? Omaggio a Gino Bartali a dieci anni dalla sua morte. La settimana si chiude col botto. Ottava tappa Chianciano Terme-Terminillo 189 km. Primo arrivo in salita, stadio naturale come lo Zoncolan. Pendenza max 12%, si sale per 18km per arrivare ai 1672 metri del Terminillo, capiremo chi è in forma per vincere il Giro e chi no.

La seconda settimana tocca le tappe più al Sud del Giro.
La seconda settimana inizia con la tappa Frosinone-Cava dè Tirreni 188km è la tappa del trio Madapa, tocca le regioni di residenza del trio. Tappa per velocisti. Omaggio a Gino Palumbo ex direttore Gazzetta dello Sport. Finale in lieve pendio. L’Abbazia benedettina nel 2010 dichiarata patrimonio dell’Unesco. La Decima tappa tocca il punto più a Sud con Bitonto. Escursione tra gli ulivi, avvio tortuoso in Irpinia, ma l’arrivo è per i velocisti dopo il circuito a Bitonto. La Lucera- L’Aquila è la più lunga. Saranno 256 i km, si arriverà tra le popolazioni terremotate. Toccate le salite Roccaraso e Rionero, prima di arrivare a L’Aquila.Il Giro di Italia proverà a risollevare il morale di quelle popolazioni. Si risale la penisola sulla costiera adriatica, arrivo in circuito a Porto Recanati ancora un banco di prova per uomini veloci. La tredicesima tappa arriva a Cesenatico dopo 222km a casa di Marco Pantani, dopo una deviazione dalla costa verso l’interno con qualche asperità intorno a San Marino. Tappa numero quattordici da 201 km, monte Grappa con pendenze del 14% a meno di 50km dal traguardo, salita che incide più sulle gambe che sulla classifica, possibilità di fuga, l’arrivo è ad Asolo, si riscende dopo aver toccato la vetta del Grappa. La settimana si chiude con la Mestre- Zoncolan 218 km. Dopo tre salite impegnative, dal versante più ostico si affronta lo Zoncolan per circa 6km con una pendenza media del 14, 5% con punte del 22% fino a raggiungere i 1730m. Arrivo di domenica e si prospetta un grande spettacolo di pubblico.

La settimana della verità: la terza.
Dopo lo Zoncolan giornata di riposo poi la cronoscalata individuale di Plan De Corones (12,9 km). Ultimo a trionfare Franco Pellizzotti ed è riproposta in fotocopia. Arrivo ad oltre 2200 su sterrato trattato chimicamente pendenza max 24%. Media sterrato 10,2%. Scalatori daranno spettacolo, tappa fondamentale per la classifica. Poi la diciassettesima tappa da Brunico a Peio Terme. Per attaccanti con Passi che inviteranno ad attaccare e ad ingaggiare battaglia. Arrivo in lieve salita. La diciottesima tappa arriverà a Brescia per la settima e ultima chance per i velocisti superstiti. Relativa tregua prima del gran finale.

Gran Finale: due arrivi in salita e crono finale.
Celebrazione per ricordare la strage di Piazza della Loggia alla partenza della Brescia-Aprica. Si inizia con la salita di Santa Caterina con pendenze al 14%, picchiata verso la Valtellina e poi Mortirolo, ma si scenderà verso l’Aprica, non piazzato nel finale potrebbe far meno male del previsto. Ultima tappa di montagna con la Bormio-Ponte di Legno Tonale. Tappa più impegnativa.Passo Gavia fatto al contrario con i 2600 metri e Cima Coppi. Poi picchiataa valle e salita verso il Passo del Tonale, forse l’arrivo decisivo.
Finale della crono con arrivo all’Arena di Verona.

I Protagonisti
Ci saranno gli scalatori. Dubbia la presenza di Andy Schleck, in forse anche Mark Cavendish. Rientra Bennati. Soprattutto Zomegnan non esclude una chance a Riccò e Sella come fu data a Basso l’anno scorso. Chi metterà le mani sulla Maglia Rosa? Dall’8 maggio inizia l’avventura per la 93esima volta.

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domenica 2 agosto 2009

Ecco l'Hematide, il doping anticontrollo

La confessione può essere di quelle che lascerà il segno: secondo Ivano Fanini, patron del team ciclistico 'Amore&Vita', «C'è un nuovo tipo di doping che sfugge ai controlli». Dopo il Cera è arrivato il turno dell'Hematide... Poco più di 12 mesi fa il Cera, detto anche "Epo di terza generazione", entrava prepotentemente nell'immaginario collettivo sportivo come la nuova sostanza dopante per eccellenza. Ne hanno fatto le spese dapprima Riccardo Riccò e Leonardo Piepoli, più recentemente Danilo Di Luca, passando per numerosissimi altri atleti di diverse discipline, ultimo dei quali Mikel Astarloza. Negli ultimi tempi il numero dei 'colpevoli' è comunque diminuito, ma il patron della squadra ciclistica Amore&Vita, Fanini, ritiene che: «C'è un nuovo tipo di doping che sfugge ai controlli - ha dichiarato il 58enne toscano -. Si chiama Hematide e, secondo il tam-tam dei corridori, sta già circolando in gruppo, specie ad alto livello. E' un'Epo che va oltre il Cera e che, secondo quanto si sa, sarebbe già inserita nei prodotti vietati della lista Wada, ma non esiste ancora un test in grado di rilevarla». Lo stesso Fanini si è dichiarato preoccupato, soprattutto dopo la morte di un dilettante toscano, il 23enne Fabio Fazio, e la positività di uno dei corridori più promettenti del panorama ciclistico italiano, il 18enne Eugenio Bani. «Bisogna fare pulizia e ripartire con regole nuove che non guardino in faccia a nessuno - ha sottolineato Fanini -, altrimenti i morti non si fermeranno qui». Un commento che non lascia scampo certo all’immaginazione.

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La mamma di Pantani: "Riaprite l'inchiesta sulla morte di mio figlio"

Il grido arriva direttamente da Tonina Pantani, la mamma di Marco Pantani vuole sapere la verità. Il campione romagnolo, trovato morto nel residence 'Le Rose' di Rimini il 14 febbraio 2004 in circostanze sospette, da subito è stata avvalorata l’ipotesi di overdose da cocaina. Da subito, secondo la mamma del campione, ci sono stati dei fatti che non tornano, ed ora nuovi particolari sembrerebbero coinvolgere l'ex-fidanzata storica del Pirata, Christine. Secondo le prime ipotesi Marco Pantani avrebbe lasciato un biglietto riportante i nomi delle persone che avrebbero agito contro di lui.
Così a cinque anni abbondanti dalla scomparsa del ciclista, emergono nuovi particolari che hanno spinto la mamma del Pirata Tonina, a chiedere la riapertura dell'inchiesta. All'interno di una intervista rilasciata al settimanale "Vivo", Tonina rivela che Marco ha «Lasciato degli scritti in cui fa nomi e cognomi», tra cui anche quello della ex fidanzata Christine, che avrebbe fornito la droga allo stesso Pantani.
La madre dell’ex ciclista della Mercatone Uno, non crede, anzi, non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio: «Se è vero come c'è scritto lì, che era lei a dargli quella roba, mi sono sentita in dovere di andare in Procura e far vedere tutto. Chiedo di riaprire l'inchiesta sulla morte di mio figlio, perché la verità potrebbe essere molto vicina. Ho sempre manifestato la mia convinzione che mio figlio sia stato ucciso, che fin da Campiglio (quando a Pantani venne riscontrato un tasso di ematocrito pari al 52%, due punti percentuali oltre il limite, ndr) che ci fosse un complotto contro di lui, e le tante mancanze nelle indagini sulla sua morte fanno pensare ad una leggerezza, se non a una manchevolezza. Anche in Procura ho messo in evidenza soprattutto quello che ha detto Renato Vallanzasca, boss della Comasina, quando in carcere venne invitato a scommettere sul vincitore del Giro e disse che sicuramente non sarebbe stato Pantani».
«Probabilmente – conclude - furono anche le cattive amicizie che lo spinsero verso la droga e a isolarsi negli ultimi giorni di vita nel residence dove fu poi trovato morto. Gli hanno detto di prendere queste cose perché gli facevano bene. Poi è finito nel tunnel e non è riuscito più ad uscire». Fiduciosa sull'esito delle indagini: «La verità potrebbe essere molto vicina» ha concluso.

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sabato 1 agosto 2009

Astarloza positivo, Riccò squalifica prolungata

Ancora una volta dobbiamo soffermarci del fenomeno del doping nel ciclismo. Questa volta in soli pochi giorni sono ben due le notizie che si intrecciano con il mondo delle due ruote.

ASTARLOZA TROVATO POSITIVO – Dopo il nome illustre di Danilo Di Luca, questa volta a finire nella famigerata trappola del Cera (Epo di terza generazione) è il vincitore della 16a tappa del Tour MIkel Astarloza della Euskaltel-Euskadi. Il corridore è già stato sospeso dall'Uci a seguito della sua positività in un controllo a sorpresa del 26 giugno. Ora si attendono, come di consueto, le controanalisi. Il 30 enne corridore basco ha chiuso il Tour de France all'undicesimo posto della generale, vincendo in solitaria la 16a tappa da Martigny a Bourg-Saint-Maurice, frazione in cui si era reso protagonista anche il nostro Franco Pellizotti. Se l'esito delle controanalisi dovesse essere confermato (come quasi sempre accade), Astarloza, come Riccò, verrà squalificato per due anni.

RICCO’ SQUALIFICATO ALTRI 4 MESI
- Riccardo Riccò, risultato positivo ad un controllo antidoping nel Tour 2008 al Cera, si è vista prolungata la sua squalifica da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale. Il ciclista era stato dapprima sospeso a due anni, pena poi ridotta a venti mesi (avrebbe ricominciato a correre a marzo 2010), invece L’Uci ha deciso di allungare la squalifica di altri quattro mesi al corridore modenese. Lo scalatore, passato dalla Saunier Duval al Team Flaminia, potrà ricominciare a correre dal 17 luglio 2010. Lo scorso anno, durante la Grande Boucle Riccò al momento del controllo occupava la nona posizione in classifica generale e vestiva due maglie: quella bianca di miglior giovane e quella a pois di miglior scalatore della corsa.

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lunedì 27 luglio 2009

"L'Italia del Giro d'Italia"

L'idea del libro di Daniele Marchesini (professore di Storia contemporanea dell'Università di Parma) è quella di delineare uno scorcio di storia d'Italia attraverso la storia subalterna della manifestazione principe del ciclismo italiano, il Giro. Non si parla di imprese o di albi d'oro, cioè se ne parla ma in modo riflesso, perché anche quei dati e quelle statistiche sono documenti che si intrecciano con la storia del nostro Paese. Ma se ne parla proprio inserendoli all'interno di un contesto ben più ampio e sfaccettato da interpretare. Anche l'epopea dei «forzati della strada» diventa un indizio ulteriore da inserire sulla via della decifrazione della mappa della Storia. Marchesini ricorda che l'avvento del velocipede (come si battezzò la bicicletta nell'italiano di fine Ottocento) fu fra i principali segni prodotti e fra le principali molle dell'avvio dell'incipiente società di massa («Scandalo! E fu ciclismo», così titola ad esempio uno dei primi capitoli di quella che è la più importante opera sul ciclismo pedalato dell'editoria italiana che conosco, l'Enciclopedia Illustrata del Ciclismo in quattro volumi della De Agostini). Il ciclismo marcò infatti l'avvio della produzione su larga scala di mezzi meccanici con il conseguente formarsi di un mercato nazionale e incentivò della pari anche le prime grandi forme di partecipazione e di mobilitazione di massa. Il Giro d'Italia, poi, è stato l'istituzione regina espressa da questo movimento e in quanto istituzione, è stato, come scrive giustamente Marchesini, uno dei pochi saldi punti di riferimento per un popolo che ancora stentava a sapere dove stesse la sua identità nazionale. La Corsa Rosa è un'istituzione, fa parte della storia e dell'identità del Paese e nella vicenda del Giro davvero si rispecchia l'evoluzione sociale ed economica dell'Italia. Con una minuziosa attenzione non solo alle cronache, ma anche alle innovazioni tecniche, al contorno pubblicitario, persino ai gadget (dalle figurine agli indimenticabili tappi a corona con l'immagine dei corridori) che alimentano la passione e la mitologia popolare, l’autore offre al lettore una narrazione di sorprendente spessore storico che illumina molti ed essenziali aspetti della società italiana contemporanea. Un capitolo finale, di particolare attualità, ripercorre la storia del doping nell'evoluzione del ciclismo italiano dalle origini a oggi. Intorno alla scansione annuale dei giri viene perciò ricostruita in questo lavoro una vicenda complessa, fatta di industrializzazione e di innovazioni tecnologiche, di costumi popolari e di forme di organizzazione sociale stridenti tra loro, di crescente comunicazione (dalla stampa alla pubblicità) e di migliorata alfabetizzazione con i ceti popolari impegnati a erudirsi su La «Gazzetta dello Sport». Perfino il riassetto delle rete stradale passò attraverso le esigenze della grande corsa in bicicletta. Se il Giro ha risentito del contesto in cui è vissuto, ha pur contribuito a lasciarvi una traccia. La sua forte rilevanza sociale è indubbia, come è indubbia quella più specificamente politica. Al Giro viene di volta in volta assegnata una funzione patriottica diversa per cementare i nuovi confini: la corsa che fa tappa a Trento e a Trieste nel 1919, un'apertura al Sud e alle isole negli anni più crudi della questione meridionale, l'apertura verso l'Europa (e il Belgio, addirittura) negli anni in cui si inizia a parlare di MEC e di Merckx. Lo spirito nazionalistico, unito all'orgoglio autarchico, sottopose anche il Giro d'Italia al massiccio uso politico che il fascismo fece dello sport, pur se il ciclismo troppo plebeo e poco confacente con i modelli dinamici di modernizzazione predicati dal Duce e dal Futurismo non risvegliò mai del tutto gli interessi di Mussolini. Grande funzione politica il ciclismo l'ebbe di nuovo negli anni del secondo dopoguerra, quando la rivalità fra Bartali e Coppi assurse a simbolo dello scontro fra mondo cattolico e alterità laico-comunista, specialmente per la conclamata adesione politica del primo (terziario francescano tra l'altro, tanto da essere seppellito con un saio indosso) alla Dc di De Gasperi. Qualcuno, non a caso, ha addirittura parlato enfaticamente di un Bartali salvatore della patria in quel fatidico 1948 dell'attentato a Togliatti grazie alle sue imprese al Tour... Comunque, anche quel dualismo sarebbe stato per gli italiani segno di riscoperta della dialettica democratica. E il Giro accompagnò, ricominciando nel 1946 in mezzo alle macerie, la ricostruzione dell'Italia e poi il suo passaggio da paese agricolo e paese industriale. Quando la grande trasformazione giunse a compimento, il ciclismo, quasi fosse legato a un mondo arcaico, contadino in via di estinzione, imboccò la via della decadenza. E anche il libro di Marchesini, consapevole di questa evidenza, inizia a diventare più arido di notizie, gustosi aneddoti (anche solo spiccatamente ciclistici o di costume). Meno partecipe. L'unica debolezza di questo libro gradevole sia per gli storici sia per gli sportivi è forse quella di avere un titolo troppo ampio per il periodo storico che è poi in fin dei conti trattato con vero scavo, anche se questa impostazione è ben giustificata dalle premesse e dalle riflessioni conclusive dell'autore. Da segnalare che questa seconda edizione integra la precedente in varie parti: notevole soprattutto l'inserzione di un lucido (sebbene per scelta stringato: si fa storia del costume, non della chimica) capitolo sul fenomeno doping. Un ampliamento direi dovuto tenuto conto del fatto che, purtroppo, dall'epoca Pantani, un buon farmacista è in grado di segnare una corsa in modo più selettivo e marcato di un vero campione. Lancio un'idea a Marchesini: si potrebbe partire di qui per stendere un ulteriore libro che faccia il parallelo tra l'Italia degli scandali irrisolti, coi suoi solerti politici-tangentisti ancora aderenti ai loro seggi tra un'udienza e l'altra (naturalmente tutti processi per accuse infondate) e i dopati conclamati (poi, conclamati magari era davvero lo shampoo ad alterare i valori...) ancora in sella o in mezzo agli onori delle cronache. Non c'è nulla da fare: il ciclismo continua a dipingere la nostra Italietta come nessuno sport mai (Luca Battisti). Oltre trecento pagine per tutti gli amanti della storia e di questo appassionante sport. Pubblicato nel 1996 ed edito da “Il Mulino” costa 12 euro.

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sabato 25 luglio 2009

Tour, cerotti e voglia di ritiro. 60 anni fa l'impresa di Coppi

Vi riportiamo un articolo di Gianni Mura apparso sul quotidiano "La Repubblica" venerdì 24 luglio 2009, giorno in cui Alberto Contador, vincendo la crono ad Annecy ha messo una seria ipoteca sulla vittoria del 96° Tour De France.

Un flash di sessant' anni fa: il 24 luglio Fausto Coppi, mazzo di gladioli nella mano destra, cerotto sotto il ginocchio sinistro, fa il giro d' onore al Parco dei Principi. Gli corre accanto a piedi il massaggiatore Giannetto Cimurri. L' accoppiata GiroTour, che molti giudicavano impossibile, riesce a Coppi nel ' 49. Ha vinto il Giro con 23' su Bartali, ha esaltato i tifosi nella tappa tra Cuneo e Pinerolo, ma Bartali ha dominato il Tour del ' 48. Il ct Alfredo Binda riunisce i due rivali in Riviera, al tavolo di un ristorante, per quello che sarà chiamato il patto di Chiavari: Gino e Fausto non devono correre da nemici, sarà la strada a decidere. La strada sembra ostile a Coppi. In una delle prime tappe, al nord, tra Rouen e St. Malò, è coinvolto in una caduta con la maglia gialla Marinelli, un italiano di Francia, che riparte subito. Coppi non si fa male, ma la bici è rotta, l' ammiraglia di Binda è avanti per il rifornimento e sulla seconda auto c' è solo la bici di scorta di Ricci, non adatta alle gambe di Coppi. Che si siede sul bordo del marciapiede e aspetta. Matura propositi di ritiro. Binda arriva in moto, la bici di Coppi sottobraccio: «Allez, Fausto, si riparte». «No, voglio andare a casa, ormai il Tour è perso». «Non se ne parla nemmeno». «Ma anche lei, Binda, si è ritirato dal Tour». «Sì, ma me ne sono pentito tutta la vita. Allez». Si fermano i gregari, Martini, Pezzi, anche Bartali si ferma e lo incita. Sul traguardo Coppi e gli altri italiani hanno venti minuti di ritardo, trentasei in totale per Coppi. La crisi psicologica dura poco. Due giorni dopo Coppi vince la cronometro (92 km)a La Rochelle. Guadagna altri minuti sui Pirenei, dove Magni conquista la maglia gialla. Coppi e Bartali, alleati e non nemici, fanno il vuoto nella CannesBriançon, Coppi lascia la vittoria (e relativa maglia gialla) a Bartali, nel giorno dei suoi 35 anni. L' indomani, il patto di Chiavariè infranto non dai due corridori ma dal vice di Binda, Tragella, che nel resto dell' anno è ds della Bianchi, cioè di Coppi. A Guillestre, ai piedi dell' Izoard, vedendo arrivare Bartali si nasconde in un vicolo e non gli passa il sacchetto del rifornimento. Bartali comincia ad avere fame, poi fora. Coppi, che lo aveva raggiunto, rallenta per aspettarlo, Binda gli manda a dire di tirare dritto, possono sempre tornare sotto i francesi (in verità, Robic è a 10' ). Coppi arriva ad Aosta con 5' su Bartali, la maglia gialla è sua. Bartali è risentito, ma non Coppi, che comunque ha a sua disposizione una crono di 103 km tra Colmar e Nancy, che vince con 7' su Bartali. Gli unici problemi, semmai, sono legati al comportamento del pubblico. Nella tappa di Aosta, gruppi fascisti avevano inscenato manifestazioni non solo verbali antifrancesi. Ritorsioni inevitabili: una bottiglia di vetro passa a poca distanza dalla testa di Coppi nella cronometro, un poliziotto in moto blocca un esaltato che cerca di mettergli, letteralmente, un bastone tra le ruote. Pezzi chiude piangendo per una sassata che gli ha gonfiato un piede. A Parigi, Coppi chiude con 10' 55" su Bartali, 25' 13" su Marinelli, 34' 28" su Robic, 42' 10" su Magni, sesto. Partiti 120, arrivati 55 tra cui tutti e dodici gli italiani. L' Italia vince la classifica a squadre, Coppi quella degli scalatori. Media sui 4.808 km: 32,119.

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giovedì 9 luglio 2009

"Coppi e il diavolo"

Il volume segue le tappe della carriera del Campionissimo con grande realismo e la cronaca dell'ambiente sportivo è fedele come può esserlo la testimonianza di un critico che in quegli anni era già in pista. Il testo di Gianni Brera racconta quello che si nasconde dietro la facciata: i retroscena della vita di un uomo con le sue debolezze, le sue gioie, i suoi errori, che ha scelto il duro mestiere di pedalare per vincere il diavolo che segue ognuno di noi e che per Coppi è stato dapprima la bicicletta, poi Bartali, poi l'amore passionale e distruttivo per la "Dama Bianca", infine la malaria mortale. Il libro ha fatto di Coppi, personaggio romanzesco per natura, un vero personaggio da romanzo epico. La prima edizione è datata 1981, ristampato anche a febbraio 2008, il prezzo è di 12 euro, edito dalla Baldini Castoldi Dalai, 155 pagine da leggere tutte d’un fiato.

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giovedì 2 luglio 2009

CANTAGIRO: "Diavolo rosso"

Giovanni Gerbi fu un ciclista astigiano che corse a cavallo tra l’800 e il 900 (1885-1955) soprannominato “Diavolo Rosso”, fu uno dei pionieri del ciclismo. La leggenda narra che il nome gli venne affibiato quando, durante una fuga, capitò nel bel mezzo di una processione. Il parroco, vedendo questo “diau” (diavolo in piemontese) vestito con la sua tradizionale maglia da corsa di colore rosso, lo investì con questo epiteto. Agli inizi del secolo (nel 1902) Gerbi vinse la Milano-Torino con quasi mezz'ora sul secondo. Raccontano le cronache che, quando il corridore giunse sul rettilineo finale di Corso Casale, mancava ancora lo striscione del traguardo. Molti anni più tardi, un altro celebre astigiano Paolo Conte gli dedicò questa canzone proprio dal titolo “Diavolo rosso” contenente nel suo album “Appunti di viaggio” datata 1982. Proprio ad Asti è nata un'associazione no profit denominata "Diavolo rosso".

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lunedì 29 giugno 2009

Pippo Pozzato: uno spint tricolore!


IMOLA (Bologna), 28 giugno 2009 - Filippo Pozzato, 27 anni, è il nuovo campione italiano dei professionisti. Il vicentino ha battuto allo sprint Damiano Cunego e Luca Paolini nella cornice dell'autodromo "Enzo e Dino Ferrari" di Imola. Per il leader della Katyusha, già due volte secondo nel tricolore, si tratta di un dolce riscatto: chiusa al terzo posto l'edizione 2008, vinta da Simeoni, in questa stagione ha raccolto un secondo posto nella Parigi-Roubaix dietro Tom Boonen, solo piazzamenti al Giro d'Italia e due successi al Gp Harelbeke e una tappa alla Tre Giorni di La Panne. In carriera Pozzato ha conquistato anche una Milano-Sanremo, nel 2006.

LA CRONACA — Qualche chilometro dopo il via parte una prima fuga. Il gruppetto resta in avanscoperta per circa duecento chilometri dei quasi duecentosessanta previsti dalla gara. A poco meno di 50 chilometri dal traguardo il gruppo era di nuovo compatto sul tracciato imolese, che comprendeva un tratto in linea e un circuito di 15,3 chilometri da ripetere per ben undici volte. Ai meno 40 chilometri un gruppo di otto corridori guadagna una ventina di secondi su un gruppo che si va via assottigliando . Tra gli inseguitori il primo a rompere gli indugi è Vincenzo Nibali. Il siciliano parte ai meno 25 ma viene quasi subito ripreso. A pochi chilometri dall'arrivo ci sono sei corridori davanti e 11 all'inseguimento, ma a meno di due chilometri dal traguardo c'era il ricongiugimento. A questo punto via libera allo sprint che vede trionfare Pozzato, bravo a prepararsi la volata nonostante fosse senza squadra, su Cunego e Paolini.

I COMMENTI — "È stata molto dura - il primo commento del neo campione italiano -. Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine". Per lui i complimenti del c.t. Franco Ballerini: "Merita la maglia tricolore, che gli darà motivazioni in più per il prossimo Tour de France. È una vittoria che premia un ragazzo estremamente professionale". "I miei uomini hanno cercato di aiutarmi ma all'arrivo di oggi c'era gente più veloce di me" – è stato l’amaro commento di Damiano Cunego ai microfoni della Rai -. "E' l'ennesimo secondo posto che brucia un po' ". Già vicecampione del mondo lo scorso anno a Varese dietro ad Alessandro Ballan.

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Re Lance all'attacco: punto a vincere il mio ottavo Tour!


A meno di una settimana dalla partenza della novantaseiesima edizione del Tour de France, la corsa più importante al mondo, a parlare è Re Lance Armstrong, vincitore di sette Tour consecutivi dal 1999 al 2005. Quest’anno, dopo essere tornato alle gare dopo quasi tre anni di inattività punta dritto alla conquista di quello che potrebbe essere il suo ottavo Tour, impresa mai riuscita a nessuno. Tant’è vero che proprio il texano detiene il record del maggior numero di Tour vinti.
Il campione statunitense (che corre per la formazione kazaka dell'Astana) punta a vincere questa edizione, ma dice che accetterebbe anche di fare da gregario al suo compagno Alberto Contador, vincitore nel 2008, ed a caccia del secondo successo sulle strade francesi: "La situazione si capirà dopo pochi giorni - ha detto Armstrong alla tv francese -. In ogni caso, non avrò problemi a mettermi al servizio di Contador se si dimostrerà il più forte, perché questo fa parte del mio ruolo. Alberto è lo scalatore più forte del mondo ma a volte è troppo nervoso e irrequieto''.
Dopo la frattura della clavicola in Spagna, e il rientro record al Giro, Armstrong ha dovuto modificare completamente la sua preparazione. Per le strade italiane non ha brillato ma è riuscito comunque a conquistare un onorevole 12° posto. ''Ho fatto tutto per presentarmi al meglio al Tour - ha spiegato -. Non sono sicuro di vincere, come poteva essere in altre edizioni, l'approccio alla corsa non è lo stesso di quando ho vinto. Mi sento un po' come nel 2003, quando riuscii a precedere di poco Ullrich". La sua speranza è quella di ricevere dai tifosi francesi un'accoglienza non ostile. "Non chiedo che mi accolgano con petali di rosa, ma spero non mi gettino spine. Il doping? Finora ho subito 33 controlli, non so quanti corridori sono stati controllati come me"

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sabato 27 giugno 2009

Riccò nel 2010 correrà con la Flaminia


Riccardo Riccò ha scelto la squadra del ritorno. Nel pomeriggio di ieri a Bergamo ha firmato con la Ceramica Flaminia, la formazione laziale di seconda divisione, non appartenente al circuito internazionale del Pro Tour, diretta da Roberto Marrone, Giuseppe Petito e Omar Piscina. La Ceramica Flaminia, che ha sede a Civita Castellana (Viterbo), è il team del campione italiano Filippo Simeoni. Riccò ha firmato un contratto biennale, che scadrà nel 2011. Riccò, 25 anni, è ancora sotto squalifica per la positività al Cera (l’Epo di terza generazione) al Tour de France 2008. La squalifica scadrà il 18 marzo 2010.
Lo scalatore modenese, che a giorni diventerà padre di Alberto, ha messo così la prima pietra per poter tornare in sella e riconquistare tutti i suoi fan. Riparte dal basso, con umiltà. E si è affidato al preparatore emiliano Giovanni Camorani per stilare un programma di allenamento trasparente e credibile. "Sono molto soddisfatto della scelta fatta – ha detto Riccò -. Mi sto allenando da mesi, ho voglia di tornare a dimostrare quanto valgo".
La positività di Riccò, e successivamente quella del suo compagno di squadra Leonardo Piepoli, avevano travolto il Tour de France 2008. Riccò era stato cacciato dalla Grande Boucle il 17 luglio, dopo aver vinto due tappe, era nono in classifica e indossava le maglie a pois di miglior scalatore e bianca di miglior giovane. Licenziato dalla Saunier Duval, aveva trascorso una notte in stato di fermo, prima di rientrare in Italia. Il 30 luglio 2008 l'ammissione davanti alla Procura antidoping del Coni: "Ho preso Epo, sono pronto a pagare". La Procura aveva chiesto 20 mesi di stop, riconoscendo la "fattiva collaborazione" di Riccò, che aveva fatto il nome di Piepoli, il compagno pure trovato positivo e squalificato. Alla fine il Tribunale Nazionale Antidoping aveva deciso per 24 mesi. Il Tas (tribunale arbitrale dello sport) è poi "tornato" sulla richiesta del Coni, e ha abbonato al corridore 4 mesi di stop per la sua collaborazione.

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I numeri del Tour de France 2009

Meno 7 all'appuntamento ciclistico più importante del 2009: Le tour de France. Bienvenu monde!

Pronti, via. Si parte sabato 4 luglio da Monaco e l'arrivo,
come tradizione vuole, è 3 settimane più tardi, il 26 luglio, sugli Champs-Élysées di Parigi (da italiano non potete capire quanto invidio quella strada così maestosa da essere un perfetto arrivo per qualsiasi manifestazione sportiva e non).

Il Giro di Francia 2009 sconfinerà tre volte: la partenza è nel Principato di Monaco, poi si superano i Pirenei per arrivare in Spagna (fino a Barcel
lona) e poi si raggiunge la Svizzera alla ricerca delle Alpi.

Schematicamente il Tour 2009 si compone di 21 frazioni per 3.500 chilometri. 10 saranno le tappe di pianura, 7 quelle di montagna, una considerata "ètape accidentèe" (quindi con parte del tracciato sul pavèe) e 3 cronometro (2 individuali e una a squadre). Gli arrivi in salita saranno 3: Andorre Arcalis (il tappone pirenaico con partenza da Barcellona), Verbier (in Svizzera) e l'incredibile Mount Ventoux (da 300 a 1900 metri in 140 chilometri). In totale i ciclisti supereranno 20 gran premi della montagna (tra prima, seconda e terza categoria).

8 saranno le città che per la prima volta ospiteranno la grande boucle: Brignoles, Girona (Spagna), Issoudun, Martigny (Svizzera), Saint-Fargeau, Tonnerre, Vatan e Verbier (sempre nello stato elvetico).

Ad un primo sguardo il percorso sembra ricalcare quello tradizionale francese e pecca, come ogni edizione, di essere un po' monotono: Le tappe senza salita sono davvero di un piattume esasperante. C'è però da dire che, di tutta risposta, le frazioni che prevedono montagne daranno filo da torcere a chiunque.

In attesa di un'analisi più concreta delle tappe pubblichiamo la cartina ufficiale del Tour 2009 e il filmato di presentazione. Buona Visione e buon Tour !




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martedì 23 giugno 2009

CANTAGIRO: "Uomo in fuga"

Il brano "Uomo in fuga" è di Riccardo Maffoni, scritto prima della scomparsa di Marco Pantani. E' il brano che la Fondazione Marco Pantani Onlus ha scelto per rappresentare qualsiasi manifestazione ufficiale riconducibile al ciclista, come colonna sonora del sito ufficiale e per la promozione di ogni attività benefica della fondazione. A quest’ultima, inoltre, sono stati donati tutti i diritti della canzone.
Il video, girato di notte racconta l’intreccio di più percorsi: quello di un motociclista (in soggettiva) che vaga per la strada senza una meta precisa, Riccardo Maffoni dentro un locale, un personaggio che scrive qualcosa sull’asfalto e Marco Pantani che percorre le strade del video. Il tutto è pervaso da un senso di insoferenza e di difficoltà a comuicarla. Si preferisce scappare dalla realtà ma non senza lasciare un segno del proprio passaggio. Così un personaggio lascia una scia sulla scritta, Pantani ci lascia una grande emozione, mentre Maffoni racconta qualcosa inspiegabilmente legato al “Pirata”, ma mai pensato per lui.
C’è un momento molto intenso: sulla frase “Solo rimango,solo rimango, non mi sentite che piango”, Pantani taglia il traguardo storico del Tour de France ed entra nella leggenda.
La canzone è contenuta nell’Album “Storie di chi vince a metà” del 2004, dove tra le altre spiccano anche i brani “T’aspetterò” e “Viaggio libero”.

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giovedì 18 giugno 2009

Doping: sospeso Caucchioli, Hamilton squalifica di otto anni!


E’ ancora l’argomento doping a far parlare di se nel ciclismo. Due notizie importanti sono state diramate nei giorni scorsi, anche in vista della imminente partenza della 96esima edizione del Tour De France. Otto anni di squalifica sono stati inflitti a Tyler Hamilton. Una dura punizione che l'agenzia antidoping americana (USADA) ha inflitto al ciclista americano, che a 38 anni vede di fatto chiudersi la sua carriera. Già squalificato per due anni nel 2004 e coinvolto nell'Operacion Puerto, Hamilton era risultato positivo al Dhea in occasione di un controllo effettuato a febbraio. Medaglia d'oro olimpica nella cronometro di Atene 2004, l'americano aveva ammesso di aver fatto uso della sostanza, anche se non per migliorare le sue prestazioni ma per curare la depressione. "Una squalifica di otto anni per un corridore di 38 - ha spiegato il direttore generale dell'Usada Travis Tygart - è praticamente una squalifica a vita". Hamilton, comunque, lo scorso 17 aprile aveva già manifestato l'intenzione di ritirarsi. Altra notizia comunicata dall’Unione Ciclistica Internazionale l’avviamento delle procedure disciplinari per violazione delle norme antidoping sulla base delle informazioni fornite nel passaporto biologico di cinque corridori: Igor Astarloa Ascasibar, Ruben Lobato Elvira, Ricardo Serrano Gonzalez ed i nostri Pietro Caucchioli e Francesco De Bonis. A seguito di questa comunicazione la Lampre-NGC ha deciso di sospendere Caucchioli. "Dalla documentazione ricevuta, il valore che ha portato all'avviso di potenziale violazione del regolamento antidoping sarebbe relativo a un controllo del sangue effettuato nel settembre 2008 prima del Giro di Polonia, quando il corridore non militava ancora nella Lampre-NGC - ha spiegato il medico del team, dottor Guardascione - mentre per il 2009, anche considerando i dati in nostro possesso, non vi sono anomalie e il comportamento mantenuto dal corridore è stato sotto il profilo sanitario nella norma". In attesa di ulteriori comunicazioni da parte della Federazione Nazionale riguardanti eventuali procedimenti disciplinari, il team Lampre-NGC ha sospeso Caucchioli dall'attività agonistica in ottemperanza a quanto previsto dal contratto di lavoro e dai regolamenti interni della squadra.

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giovedì 11 giugno 2009

Bernhard Kohl da shock: "Ecco come si dopano i pro!"

Il corridore austriaco Bernhard Kohl, trovato positivo al Cera (l’Epo di nuova generazione) al Tour 2008 ed in seguito ritiratosi ha deciso di collaborare con la polizia. In una intervista al giornale francese L'Equipe svela i retroscena del suo rapporto col doping e di come certe pratiche siano all'ordine del giorno. Si chiamano “procedure professionali di dopaggio”, e le seguono solo i migliori corridori per vincere le grandi competizioni ciclistiche. "Ho corso il Tour 2007 – racconta - senza un vero protocollo di dopaggio. L'anno dopo ho deciso che meritavo il top del top. Il protocollo di doping per un Tour de France inizia subito dopo la conclusione di quello precedente: E’ la regola per ogni vero professionista – spiega Kohl -. Il Tour 2008 ho cominciato a prepararlo dal mese di agosto 2007. Ho fatto tutto molto seriamente. Ad agosto ho fatto il primo prelievo del sangue destinato a essere poi utilizzato nel Tour dell’anno dopo. Un secondo prelievo a novembre. Ogni volta un litro. Il mio sangue poi è stato preparato, separando globuli rossi dal plasma, etichettato e congelato”.Tutto ciò avveniva nel laboratorio Humanplasma in Austria, coinvolto nello scandalo dei Giochi olimpici invernali di Torino 2006. Scandalo che ha spinto il manager di Kohl, Stefan Matschiner, finito in carcere, a costituire un laboratorio fatto in casa: “Ho finanziato la mia parte con 20mila euro, altri atleti hanno fatto altrettanto. I macchinari sono arrivati agli inizi del 2007 e installati in un appartamento, il nostro quartier generale. Le trasfusioni le facevo 48 ore prima delle tappe cruciali. Ci vogliono due giorni per ottenere effetti tangibili. Non è difficile, basta non sbagliare etichette”. Il suo manager Matschiner, secondo quanto raccontato da Kohl acquistava anche i prodotti dopanti in cambio di una commissione del 10% sui guadagni del ciclista che per il Tour 2008 prepara quattro sacche del suo sangue. “Solo quelle, il resto ho lasciato perdere per via dei numerosi controlli aleatori. L’Epo, l’ormone della crescita e l’insulina li ho presi prima del Tour non durante. Sono riuscito a fare tre trasfusioni: la prima dopo la sesta tappa, la seconda prima dei Pirenei, l’ultima prima delle Alpi”. Come fare con i controlli della polizia nei vari hotel? “Si evitano, facendo sempre attenzione. Il mio manager ha fatto tre viaggi dall’Austria, mettendo ogni volta le sacche di sangue nel bagaglio registrato, già scongelato. Le trasfusioni si facevano tra le 18 e le 20, per massimo 20 minuti e non dare nell’occhio. Dipendeva dagli appuntamenti con i giornalisti. Se ero libero, Marschiner mi inviava un sms e andavo nella sua stanza”. Inefficienti i controlli dell’Uci: “La trasfusione di mezzo litro di sangue non crea variazioni sospette dei parametri sanguigni. Il mio manager mi iniettava anche dell’albumina per diluire l’ematocrito".
Il Tour 2008, è stato lo stesso che ha trovato positivo anche lo scalatore italiano Riccardo Riccò, Kohl lo ricorda così: ”Quando hanno scoperto Riccò mi sono detto che aveva sbagliato le dosi. Quando invece ho saputo che i controlli li avrebbero fatti anche dopo il Tour allora mi sono preoccupato. Ma mi sono detto che se beccavano me, beccavano tutti. Sono persuaso che i primi dieci del Tour avrebbero potuto essere tutti positivi. Ma hanno preso me, è andata così. Non ho chiesto un secondo test, la pagliacciata era finita”. L’Unione Ciclistica Internazionale ha proposto il passaporto biologico: “Aiuterebbe i corridori a restare vicini ai loro valori che gli sarebbero comunicati regolarmente dall’Uci”.
Kohl descrive l'ambiente ciclistico come "Una sorta di organizzazione sociale che fa in modo che questo genere di cosa siano accettate da tutti", ma scagiona in parte i dirigenti del suo ex team la Gerolsteiner: “Credo che il boss Hans Michael Holczer non sapesse nulla e nella squadra non c'era dopaggio sistematico, ma il dottore dubito che non avesse capito”. Intanto, in Francia, è appena uscito un nuovo libro che prende di mira Lance Armstrong che si appresta a tornare da protagonista al Tour. Eloquente il titolo: “Le Sale Tour”, lo sporco Tour (Ed. Seuil). Un libro che cerca di far luce sul sistema Armstrong e la strana alleanza con l’ex nemico, il gruppo Amaury che gestisce la Grande Boucle (ed è proprietario dell’Equipe) in nome delle nuove strategie nel mondo del marketing.

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mercoledì 10 giugno 2009

"La Corsa del secolo"

Sono passati cento anni dal 13 maggio 1909 quando, davanti all'albergo Loreto di Milano, 127 ciclisti partirono per il primo Giro d'Italia organizzato dal "La Gazzetta dello Sport". Cent'anni e novantadue Giri d’Italia nei quali il nostro Paese e il mondo intero sono profondamente cambiati. E di quei mutamenti nell'economia, nella politica, nella cultura, nella società e nel costume la corsa in rosa è stata specchio e testimone. Ecco perché raccontare la storia del Giro significa anche raccontare la storia dell'ultimo secolo del nostro Paese. Lo fanno in questo libro due studiosi che, partendo dalle fonti più disparate: canzoni, testi letterari, articoli di giornale, ricordi e testimonianze, raccontano i protagonisti dell'epopea del Giro e della storia italiana, da Alfredo Binda a Girardengo, da Giolitti a Mussolini, dai mitici Coppi e Bartali a Eddy Merckx e Gimondi, da De Gasperi e Togliatti a Moro e Berlinguer, fino a Moser, Saronni, Craxi, Berlusconi e Pantani. Ma soprattutto, mentre rendono omaggio a una corsa che compie un secolo, offrono una panoramica originale ed efficace del Novecento: dai cannoni di Bava Beccaris alla Prima guerra mondiale, dall'avvento del fascismo (ma anche di Gino Bartali) allo stop imposto dalla guerra, fino alla ripresa della corsa dopo la Liberazione, alla vicenda di Fausto Coppi e il suo amore per la Dama Bianca, agli anni del boom, a quelli di piombo, fino all'apertura di nuove frontiere per il ciclismo, con l'ultimo eroe, il discusso pirata Pantani. Un secolo che è andato davvero di corsa. Scritto da Paolo Colombo e Gioacchino Lanotte, della collana Oscar Mondadori costa 10,50 euro.

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martedì 9 giugno 2009

CANTAGIRO: "Le rose di Pantani"

Vi proponiamo una poesia di Gianni d'Elia cantata da Claudio Lolli che racconta la vita del pirata nei suoi momenti più belli, ma anche più drammatici e difficili. Una vera chicca che non può mancare nella memoria degli appassionatidi questo sport e nei fan di questo grande campione!
Buona visione!


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giovedì 4 giugno 2009

SuiPedali al Giro del Centenario

I ragazzi di "Sui Pedali" inviati speciali al Giro del Centenario. Vi proponiamo qualche scatto della 20 e 21 tappa con gl'arrivo ad Anagni (FR) e la crono di Roma che ha incoronato il russo Denis Menchov vincitore del Giro d'Italia, edizione numero 92.
Continuate a seguirci che ci aspettano numerose sorprese in vista della Gran Boucle!

Intanto non possiamo che augurarvi una buona visione!

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lunedì 1 giugno 2009

L'omaggio di Pupi Avati al Giro

L’OMAGGIO - Anche uno dei più grandi registi italiani Pupi Avati, ha voluto fare il suo personale omaggio al Giro d’Italia del Centenario: "Curva delle orfanelle" è il titolo del suo cortometraggio dedicato alla salita di San Luca. Il regista bolognese ha voluto raccontare attraverso questo corto il punto più impegnativo della salita che si trova vicino Bologna, che è stata protagonista nell’arrivo della 14° tappa vinta da Simon Gerrans, due giorni dopo che il russo Menchov era riuscito a strappare il primato in classifica a Di Luca.

IL CORTO - Guardando il filmato si nota che oltre ad omaggiare la storia del Giro e la sua città, il regista settantenne ha voluto rendere omaggio anche alla sua infanzia. Avati racconta di quando accompagnava la mamma Ines ogni venerdì, in pellegrinaggio, sul San Luca. Accompagnato dalla sua troupe, guidata da Stefano Salemme e Ivan Zuccon, Pupi Avati ha dedicato al Giro una giornata per riprendere la "Curva delle orfanelle" prima, durante e dopo la gara. Come sintesi di tutte le curve in salita che hanno fatto la leggenda rosa. Protagonista è la corsa della Gazzetta con la sua straripante umanità, con l’affetto che per 21 giorni, ancora una volta, ha fatto da sfondo e a volte da primo piano alla corsa.

Buona visione

http://video.gazzetta.it/?vxChannel=&vxClipId=2570_4458ff24-4d3a-11de-bbbc-00144f02aabc

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domenica 31 maggio 2009

Menchov il migliore. Danilo che cuore! Garzelli sempre presente. Boasson Hagen il futuro. Deludono Cunego e Gibo


Al termine della 92 edizione del Giro d'Italia, meglio ricordata come l'edizione del Centenario diamo le pagelle di fine Giro.

PROMOSSI:
MENCHOV 10: Il russo provi a staccarlo, ma è sempre lì. Tutti dopo il Blockhaus
tutti pensavano che il russo fosse alla frutta. Invece non si stacca sul Vesuvio e anticipa a Frosinone sul traguardo con abbuoni Di Luca. Chiude con una super crono, 10° nonostante una caduta all’ultimo cronometro. Invicibile. Maglia Rosa.
DI LUCA 9 : L’abruzzese tutta grinta ci teneva tantissimo a vincere per se per la sua gente. Aveva preparato al meglio il Giro. Forma invidiabile se dato da fare come un matto per gli abbuoni e per staccare il russo Menchov. Chiude secondo a 41’’ dal russo arriva sfinito. Ha dato il massimo anche nell’ultima crono, ma era sfinito. La Lpr ha tirato per quasi tutto il Giro dando tantissimo per il proprio capitano, forse qualche errore di tattica nella tappa di Bologna. Cuore impavido.
PELLIZOTTI 8: Alla vigilia del Giro la Liquigas è accreditata di due capitani. Ma tutti credono sia Basso il leader. Invece il Delfino di Bibione con la sua costanza e la crescita nella seconda settimana con vittoria sul Blockhaus e secondo posto sul Vesuvio, consegnano al biondo Liquigas il podio sfiorato per due secondi l’anno scorso. Conferma.
GARZELLI 8: Tra le più belle sorprese del Giro. Senza la débacle dell’Alpe di Siusi avrebbe lottato per il podio. Maglia Verde, tra i migliori in salita tanti piazzamenti e due ottime cronometro. Stato di forma invidiabile. Dopo il Giro vinto, il miglior Garzelli nella corsaRosa, dopo anni di mediocrità. Campione ritrovato.
SCARPONI 8: il signor sorriso porta a casa due vittorie con uno scatto da finisseur a Benevento, ma soprattutto il successo a Mayrhofen dopo 200km di fuga. Mister Fuga.
BOASSON HAGEN 7.5: il campione Norvegese raccoglie il successo a Chiavenna, piazzamenti e vittoria della cronosquadre e terzo tempo nella crono di Roma. Futuro campione delle gare di un giorno. Impressionante.
SEELDRAYERS 7: il ragazzone della Quickstep porta a casa la Maglia Bianca. Non cede nella terza settimana, si difende in salita e va bene a cronometro. Futuro.
F. MASCIARELLI 7: Francesco Masciarelli insieme a Garzelli è la bella sorpresa dellAcqua & Sapone. Il 22enne abruzzese si toglie la soddisfazione di piazzarsi secondo nella classifica maglia Bianca e il 17° posto nella Generale. Un ragazzo che tiene le tre settimane ha un lungo futuro davanti a se. Promessa.
PETACCHI 7: Ale-jet non ha una squadra al servizio per le volate deve arrangiarsi. Litiga con l’imberbe Farrar, ma porta a casa anche due successi individuali. Tira per Di Luca anche in avvio di salita e in pianura. Campione maturo.
CAVENDISH 7: il ragazzo dell’Isola di Man ha vinto la sfida a tu per tu con Petacchi, ma con una squadra al servizio, indossa dopo la cronosquadre la maglia Rosa. Prende mezzo voto in meno per via dell’abbandono del Giro. Prepara il Tour. Sprinter.
BASSO 6.5: Ivan alla vigilia era tra i favoriti, ma i due anni lontani dalle corse si fanno sentire quando occorrono i cambi di ritmo. Ha provato spesso in salita, ha aiutato Pellizotti sul Vesuvio. Attende La Vuelta. Ritrovato.
ARMSTRONG 6.5: A dispetto delle 12 viti in una clavicola rotta a poco più di un mese dall’inizio del Giro e dopo 3 anni di inattività il texano onora la sua prima al Giro. Chiude al 12° posto e sarà grande protagonista al Tour, in crescita nell’ultima settimana. Bentornato Lance.


BOCCIATI:
VISCONTI 5.5: il capitano della Isd chiude un Giro opaco con 18’’di ritardo da Konovalovas nell’ultima crono. Non ha trovato mai la fuga giusta. A Benevento era tra i favoriti ma ha trovato un super Scarponi. Opaco.
LEIPHEIMER 5: L’americano alla vigilia era tra i candidati alla vittoria secondo Lance Armstrong. Mai visto, mai in luce il 6° posto finale è merito anche di Lance ePopovych suoi gregari quando è andato in difficoltà. Assente.
DAVIS 4: il velocista Quickstep conquista alcuni piazzamenti ma sfigura a confronto con i vari Cavendish, Petacchi, per non parlare dei vari Swift e Farrar, ma anche da Gilbert nel finale di Anagni. Lento.
CUNEGO 3: è il più grande enigma del ciclismo italiano degli ultimi anni. Deve decidere se diventare un corridore da corse di un giorno o a tappe. Ma quest’ultima opzione non viene avvalorata dai risultati. 19° posto a 28’39’’ da Menchov, non si è mai visto tranne che in una fuga. Fallimento.
SIMONI 2: L’età lo condanna. Un corridore finito che prova a fare classifica. Non ha i tempi. Prova di orgoglio sul Vesuvio, poi nulla. Ammette di aver sbagliato ad interpretare il Giro, doveva puntare a far bene una tappa. Finito.


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Menchov batte anche la sfortuna. Il Giro del Centenario è suo. La crono a Konovalovas.


ROMA- 31 maggio 2001- Denis Menchov è l’uomo in Rosa. Trionfo del russo della Rabobank alla 92° edizione del Giro nell’anno del Centenario.

Di Luca ci prova con una bici con le appendici per disegnare al meglio le curve, Menchov con una bici per la crono. Finale thriller inizio con l’asfalto asciutto, la pioggia a metà gara e la pioggia che si rifà viva nel finale quando in gara ci sono Di Luca e Menchov. Poi l’avvio boom di Danilo, la rimonta di Menchov e la caduta all’ultimo chilometro in un tratto rettilineo, quando con i sampietrini il russo perde una ventina di secondi per la caduta, ma le escoriazioni per la caduta vengono neutralizzate con la grande voglia di vittoria del campione russo che senza la caduta avrebbe vinto anche la tappa persa per 24’’, con 21’’di vantaggio su Di Luca. Tappa che va a Konovalovas il lituano della Cervélo, poi Wiggins a 1’’ ma con pioggia negli ultimi 3km e Boasson Hagen con 7’’ di ritardo. Bene Pinotti che sotto la pioggia perde 29’’ dai primi. Basso e Sastre senza strafare così come Pellizotti. A Di Luca la ciclamino, Garzelli la maglia verde, Seeldrayers la bianca.

CLASSIFICA GENERALE
1.Menchov 2. Di Luca a 41’’ 3. Pellizotti a 1’59’’ 4. Sastre a 3’46’’ 5. Basso a 3’59’’ 6. Leipheimer a 5’28’’ 7. Garzelli 8’43’’ 8. rogers 10’01’’ 9. Valjavec 11’13’’ 10. Bruseghin a 11’28’’.

CLASSIFICA DI TAPPA
1. Konovalovas 2. Wiggins 1’’ 3. Boasson Hagen 7’’ 4. Popovych 11’’ 5. Bruseghin 16’’ 6.Visconti 18’’ 7. Devenyns 20’’ 8. Tjallingii 21’’ 9. Garzelli 23’’ 10. Menchov 24’’.

PAGELLE DI TAPPA

PROMOSSI

MENCHOV 10- Vince il Giro da dominatore. Parte cauto poi vede che Di Luca non molla un metro e inizia a far sul serio cercando di vincere anche la tappa. Nemmeno la caduta lo scoraggia. Indomabile.
DI LUCA 8 – Danilo prova a fare il massimo cercando aiuto nelle condizioni meteo, ma deve arrendersi al più forte. Grinta
KONOVALOVAS 7- Il lituano è il meno atteso, ma vince in uno scenario mozzafiato regalandosi un successo che vale una carriera. Giornata memorabile.

BOCCIATI:
LEIPHEIMER 5.5- va piano l’americano che parte quando la strada sta per asciugarsi e non ci mette la grinta per vincere la tappa lui che è un cronoman. Lento.


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Presentazione ultima Tappa-Crono di Roma

Ed eccoci all'ultima presentazione di questo giro del Centenario. Menchov è pronto alla consacrazione mentre gli altri vorranni chiudere bene... Giro, Benvenuto a Roma!

IL PERCORSO:
Prendete il percorso del 110open (l'autobus turistico più famoso della Capitale), levategli le fermate intermedie e avrete fatto la crono di 14.4 km di oggi. Si parte da Colosseo, si arriva fino a piazza Venezia attraversando i fori imperiali. Da qui si raggiunge via Nazionale fino a porta Pia e poi Corso Italia (Un percorso molto noto a noi studenti di Scienze della Comunicazione) fino a piazza del Popolo.
Il giro di boa è a San Pietro, dove i ciclisti torneranno indietro per attraversare via del Corso, di nuovo piazza Venezia e poi Circo Massimo.
Il traguardo è posto proprio 300 metri dietro la partenza.

LA LOTTA PER LA MAGLIA ROSA:
Ormai ha vinto Menchov. Zero speranze per chiunque

IL PRONOSTICO:
Fasto: vince Menchov

LA PLANIMETRIA:


Visualizza Ultima Tappa in una mappa di dimensioni maggiori



Il resto lo nascondi qui

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sabato 30 maggio 2009

Gilbert è un fulmine. Di Luca stanco consegna il Giro a Menchov.


ANAGNI (FROSINONE)- 30 maggio 2009- Tutti aspettavano Danilo Di Luca con le braccia alzate sul traguardo di Anagni, adatto alle sue capacità. Ma la notizia del giorno non la fa un arrivo bensì un traguardo volante con abbuoni. A Frosinone infatti Petacchi sembra lanciare Di Luca, ma Danilo non ha la gamba dei giorni migliori e viene superato da Menchov che guadagna altri 2''. All'arrivo lo scatto ai -1500m di Gilbert,un appannamento fisico di Di Luca e magari il morale a pezzi proprio per il traguardo volante fanno sì che il Giro sia virtualmente di Menchov. La crono di Roma è più adatta al russo e a meno di straordinari eventi nei 14,4km della crono la maglia Rosa resterà del russo.


LA GARA- La 20° tappa vede partire la carovana da Napoli e prevede dopo 203 km l'arrivo ad Anagni, dopo aver costeggiato la costa domitiana e l'entroterra ciociaro. Dopo 5km provano l'allungo 8 corridori tra i quali: Bonnafond, De Bonis (corridore di Isola Liri), LAstras e Gomez Gomez oltre a Forster. A Mondragone brutta caduta nel gruppo di Lopez Garcia che rimasto a terra riporta una ferita all'arcata sopraccigliare e un trauma cranico, viene ricoverato all'Ospedale di Mondragone.
La fuga raggiunge un vantaggio massimo di sette minuti. Poi a Cassino il gruppo ricuce sulla fuga.

FROSINONE- Al traguardo di Frosinone c'è il colpo di scena che decide il Giro. La Lpr prepara la volatina a Di Luca. Petacchi lancia Di Luca, ma si accorge che alle proprie spalle c' è Menchov, Di Luca ha perso la sua ruota e allora recupera il russo per evitargli ulteriori secondi d'abbuono. Brutto segno per Di Luca gamba dura. Bordonali raggiunto dalla moto Rai confida che pensava che il traguardo si trovasse in discesa e non in salita. Errore poco professionale se pensiamo che Di Luca stava cercando di riprendersi il Giro con i secondi del Traguardo volante. Grazie allo sprint escono dal gruppo Fothen e Brutt ma i due verranno ripresi dopo un pò.

ANAGNI- Il percorso di Anagni con gli ultimi 3km in lieve salita, viene compiuto 2 volte. Al primo giro scattano Szmyd e altri corridori che poi rilanciano l'azione. Sono: Pinotti, Tiralongo, e Uzarstski. Il gruppo chiude ai -1, 8 dal traguardo.
Mentre prova la Lpr a tenere unita la corsa, perte come un proiettile Gilbert della Silence Lotto, lo seguono "T blanche" Voeckler e Popovych che subito si attarda. Di Danilo nemmeno l'ombra. Gilbert con due fiammate si scrolla il martinicano della Bouygues e arriva sulk traguardo con 2'' di vantaggio. Per il terzo posto ancora un incredibile Garzelli che batte Allan Davis. 11° MEnchov 12° Di Luca. Giro finito.

LE PAGELLE

PROMOSSI
GILBERT 8- Grande prova negli ultimi 1500metri. Scatto che fa la differenza e azione da finisseur puro. Fulmine.
MENCHOV 7- Il Russo tatticamente perfetto.Da una mazzata al morale di Danilo al traguardo volante, dimostrando concentrazione massima anche sul minimo particolare. Freddo e vincente.
GARZELLI 7- Stefano anche senza vincere una tappa è stato uno dei grandi protagonisti per la classifica. Senza la débacle dell'Alpe di Siusi forse sarebbe stato in lotta per la Rosa, senz'altro per il podio. Il miglior Garzelli da anni. Campione.

BOCCIATI
DI LUCA 5.5- Danilo è stato generosissimo, le ha provate tutte per vincere questo giro a cui teneva particolarmente. Forse in qualche momento è mancato di lucidità preso dalla trance agonistica, come la folle rincorsa della squadra alla fuga della tappa di S. Luca. Ha corso senza risparmio, perde con onore ed esce a testa alta da questo giro. L'Eroe è stanco. Sfinito.
BORDONALI 4- Ammettere che non si conosceva la collocazione di un traguardo così importante per le sorti del Giro è stata un grande ammissione di colpa. Figuraccia.

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venerdì 29 maggio 2009

Sul Vesuvio brilla Sastre. Pellizzotti recupera qualcosa. Di Luca non stacca Menchov. Giro chiuso? Di Luca aspetta Anagni.


VESUVIO (Napoli) 29 maggio 2009- Sastre dopo l’appannamento del Blockhaus, doma il Vesuvio e stacca Basso e gli altri grandi recuperando una posizione nella generale. Il primo dei grandi ad attaccare è stato Basso, poi ai -5km perde 10’’ da Sastre, poi attende Pellizzotti per lanciarlo verso la piazza d’onore. Immenso Di Luca che prova quattro volte a staccare il russo, ma Menchov è un’ombra. Di Luca terzo recupera solo 8’’ al capitano della Rabobank. Sastre senza l’errore del Blockhous poteva dire la sua per la vittoria finale.

LA GARA- Si parte da Avellino tra due ali di folla. Tappa tutta campana di 164km da Avellino al cratere del Vesuvio e ultimo arrivo in salita. Al km 16 scattano Mauro Facci della Quickstep, ennesima fuga per il 27enne, e Kryvstov, 30enne ucraino della Ag2r. Il vantaggio massimo dei due fuggitivi raggiunge i 7 minuti lungo un percorso dalla bellezza spettacolare con la costiera amalfitana paesaggi patrimonio dell’Unesco. Lungo il tragitto verso il Vesuvio ai -88km caduta per Armstrong, mentre in precedenza lungo la discesa era stato Menchov vittima di una foratura. Al Gpm di Picco Sant’Angelo evade dal gruppo Andryi Grivko. L’ucraino della ISD guadagna un punticino per la classifica della Maglia Verde. Foratura per Vanotti, mentre brutto episodio per Andriotto che in discesa lungo la costiera amalfitana rimane agganciato col braccio all’ammiraglia della propria squadra,. Il corridore scia con le scarpine sull’asfalto per 20-30 metri, poi riporta la fuoriuscita del braccio destro e si ritira dalla corsa. Ad Ercolano dopo circa 130km viene annullata la fuga. La Lpr sempre a tirare il gruppo ha qualche problema all’imbocco della salita, poco fuori l’abitato di Ercolano. Di Luca infatti torna all’ammirglia a prendere una borraccia, mentre davanti i suoi compagni non se ne accorgono e continuano a tirare. Poi sbandamento e la Liquigas inizia la salita a tutta.

VESUVIO- Anticipa la salita il ciociaro Agnoli della Liquigas. Inizia un caotico susseguirsi di scatti. Il primo a rispondere al gregario Liquigas è il siciliano Paolo Tiralongo della Lampre. Il Primo grande a muoversi è Ivan Basso ai -9km sul quale si portano Ochoa e Garzelli, che si dimostrerà non essere il Garzelli dei giorni scorsi. Arrivano anche i primi tre della classifica Menchov, Di Luca e Pellizzotti si marcano a vicenda. I primi a staccarsi sono Cunego, Giro disastroso per lui, e i due Columbia: Rogers e Lovkvist. Si marcano i due della Maglia Bianca: Seeldrayrs e Francesco Masciarelli. All’improvviso Carlos Sastre evade dal Gruppo Maglia Rosa e in scioltezza si riporta sul varesino della Liquigas, mentre Garzelli viene risucchiato dal gruppetto dei migliori. Ai -4,5km dal traguardo Sastre, l’uomo della Cervélo, stacca Basso. Mentre nel Gruppo Maglia Rosa Di Luca prova un paio di volte a staccare la comitiva con il Menchov e Pellizzotti. Poi è il “delfino di Bibione” che per quattro volte prova a staccare i primi due della generale.
Ai -2km per Basso è impossibile chiudere su Sastre e avvertito dal team manager Zanatta dello scatto di Pellizotti attende il compagno per dargli una mano seppur sfiancato dalla fatica. Di Luca insiste ma Menchov non lo molla. Sul traguardo Sastre arriva con 21’’ di vantaggio su Pellizotti (30’’ recuperati dal Liquigas negli ultimi 2km). Di Luca 30’’ con a ruota Menchov. A 35’’ Basso e a 53’’ Leipheimer. Garzelli a 1'15’’.

CLASSIFICA GENERALE MAGLIA ROSA: 1. Menchov 2. Di Luca a 18’’ 3. Pellizotti a 1’39’’ 4. Sastre 2’40’’.

PAGELLE

PROMOSSI:
SASTRE 8: Rovina i piani di Di Luca. Sottovalutato ancora una volta. Forse si pensava che dopo il Blockhaus e con l’ipotesi di vittoria che svaniva, il corridore d’Avila non avesse più stimoli. Sbagliato. Prestazione da Grimpeur puro. Guastafeste.
PELLIZOTTI 8: il “Delfino di Bibione” arriva stremato in cima al Vesuvio, ma nel finale recupera 30’’ al corridore spagnolo, purtroppo non bastano per vincere la tappa. Anche Basso (6.5) prova a dare una mano ma sono entrambi stremati per imprimere un ritmo ammazza-grandi. Grinta.
DI LUCA 7.5: la Lpr (voto 8) a tirare con Petacchi (7) che si sacrifica per il capitano. Poi Danilo spende qualcosina ai piedi della salita del Vesuvio perché fin li in testa poi perde le ruote dei compagni mentre davanti vanno a tutta. Ci prova in tutte le maniere a scrollarsi il russo, ma perde anche l’abbuono per l’attacco di Sastre, guadagnando solo il terzo abbuono che vale 8’’. Orgoglio e sacrificio.
MENCHOV 7: il russo quando viene attaccato non fa una piega. Battezza la ruota dell’uomo Lpr e non lo molla fino al traguardo. Può temere l’arrivo d’Anagni, favorevole a Di Luca, ma la crono è dalla sua. Giro in tasca? Francobollo.

BOCCIATI:
LEIPHEIMER 5.5: l’americano è sesto in classifica generale, ma non si è mai notato per un’azione personale. È arrivato sempre su del proprio passo e ha subito qualche crisi. Giro negativi per uno degli attesi protagonisti della vigilia. Sopravvalutato.
LOVKVIST E ROGERS 5: Ottimi come tutta la squadra nei primi dieci giorni, pagano nella terza settimana. Tutto sommato un buon giro, ma oggi son arrivati distaccati. Scarichi.
CUNEGO 3: Dov’ è Damiano? Si stacca da una ventina di corridori. Era tra i favoriti del Giro. Anche oggi assente ingiustificato. Surclassato fisicamente anche da Tiralongo e Bruseghin (voto 6- almeno oggi non arriva con distacchi elevati). Fallimento.

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CANTAGIRO: "Gimondi e il Cannibale"

Enrico Ruggeri omaggia Felice Gimondi nella sua celeberrima canzone ed il “Cannibale” Eddy Merckx. Gimondi, ciclista di notevole grinta e talento, sempre pronto ad approfittare dei momenti di difficoltà degli avversari per attaccare di rimessa. Questa sua prerogativa gli permise di ottenere numerosi importanti successi nonostante la sua carriera sia coincisa in gran parte con quella del "cannibale" Eddy Merckx, molto più forte sul piano atletico. Per l'essersi spesso piazzato alle spalle di Eddy Merckx è stato a volte soprannominato l'eterno secondo. Tuttavia è stato anche l'avversario principale e l'antagonista più combattivo del campione belga.


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giovedì 28 maggio 2009

Bis di Scarponi a Benevento, domani c’è il Vesuvio

BENEVENTO – 29 maggio - Doveva essere una tappa per velocisti, e invece chi si aspettava il tris di Petacchi è rimasto deluso. Sul traguardo di Benevento a bissare il successo è stato Scarponi (Diquigiovanni-Androni) e a regolare un piccolo gruppetto formato da sei corridori. Il gruppo è arrivato sul traguardo a quasi quattro minuti di ritardo. Immutata la classifica generale e domani c’è la grande sfida con l’arrivo in salita sul Vesuvio.
LA TAPPA – Il 29enne marchigiano Michele Scarponi ha battuto in volata i compagni di fuga andando a cogliere il secondo successo di tappa in questo Giro dopo quello di Mayrhofen e il quarto di una stagione fin qui davvero ottima: sue anche una tappa e la classifica finale della Tirreno-Adriatico. Scarponi ha avuto la meglio sul colombiano Cardenas, e sull’americano Pate, quarto Bak. Il gruppo della maglia rosa è arrivato con un ritardo di poco inferiore ai quattro minuti. Tutte le squadre riescono a piazzare un uomo nella fuga di giornata: Popovych e Zeits (Astana), Pate e Dean (Garmin), Bosisio (LPR), Scarponi e Bertolini (Diquigiovanni), Francesco Masciarelli (Acqua & Sapone), Cardenas (Barloworld), Voeckler (Bbox), Lopez Garcia (Caisse d'Epargne), Deignan (Cervelo), Visconti e Grabovskyy (ISD), Gavazzi (Lampre), Quinziato (Liquigas), Devenyns e Seeldrayers (Quick Step), Ljungblad (Silence-Lotto), Lövkvist e Siutsou (Columbia), Petrov (Katusha), McCartney e Bak (Saxo Bank), Vorganov (Xacobeo). Un irriducibile Deignan: caduto ieri, caduto oggi, è riuscito ad andare in fuga. Ai meno 25 il gruppo è ancora a tre minuti ed è chiaro che la vittoria andrà a uno dei battistrada. Ai meno 20, poco prima dell’ingresso in città e del circuito finale, iniziano gli scatti in testa alla corsa. Finale appassionante che si risolve sul filo di lana con la vittoria di Scarponi.
CLASSIFICA GENERALE — Nessuna variazione di rilievo in classifica nelle prime posizioni. Il russo Denis Menchov (Rabobank) ha sempre 26” di vantaggio su Danilo Di Luca (Lpr-Farnese) e 2’ su Franco Pellizotti (Liquigas-Doimo). Quarto Ivan Basso (Liquigas-Doimo) a 3’28”, quinto lo spagnolo Carlos Sastre (Cervelo) a 3’30”.
DOMANI VESUVIO— Il Giro dei 100 anni vedrà nella giornata di domani la sua terzultima tappa, forse una delle più belle, certamente la più attesa: da Avellino al Vesuvio, 164 chilometri. E’ il sesto e ultimo arrivo in salita della corsa rosa: si arriva sul vulcano che domina il golfo di Napoli. Dopo una salita di 13 chilometri: pendenza media 7,4%, massima 12%. Gli ultimi assalti di Basso, Pellizotti e soprattutto Di Luca alla maglia rosa Menchov.

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mercoledì 27 maggio 2009

Sul Blockhaus sorpresa Pelizzotti. Menchov una calamita

Primo trionfo per la Liquigas Doimo, nel giorno di una delle tappe più spettacolari di questo Giro del Centenario. La spunta un brillante Franco Pelizzotti partito a metà salita. Pronta la risposta anche di Di Luca che cerca in tutti modi di scrollarsi di dosso a maglia rosa Menchov ma il russo è una calamita. Perde qualche metro solo sul rettilineo finale.

Ma riavvolgiamo il nastro e andiamo al racconto della tappa numero 17.

LA CRONACA - Nella giornata della finale romana di Champions League tra Barcellona e Manchester United va in onda una tappa anomala di “soli” 83 km da Chieti alla salita del Blockhaus, con partenza nel primo pomeriggio. Dopo i primi chilometri, subito una fuga con una decina di uomini tra cui il più pericoloso che risponde al nome di Felix Cardenas. Prima dell’inizio del Blockhaus sono la Lpr di Di Luca e la Cervelo di Sastre in testa per cercare di riprendere i fuggitivi. Qualcuno pensa ad un attacco del vincitore del Tour ed invece non è giornata per Sastre che all’arrivo perderà quasi due minuti. Ad inizio salita scatta Szmyd e poi Pelizzotti, guadagnano poco, prima venti, poi quaranta, poi rasentano il minuto. Ad inseguirli i quattro migliori del Giro: Menchov, Di Luca, Basso e la maglia verde Garzelli. Sulla salita l’abruzzese cerca in tutti i modi di staccare il russo, con ripetuti scatti ma Menchov non molla. Ai meno 200 però quando Di Luca scatta per l’abbuono Menchov si pianta e perde cinque secondi, che sommati agli otto di abbuono significa che il russo è a ventisei secondi, per Di Luca c’è ancora la tappa del Vesuvio dove tenterà il tutto per tutto.

FAN PER DI LUCA – Migliaia di sostenitori, piazzati su ogni rampa dei 18 chilometri della salita verso il Blockhaus. Spingevano il nuovo idolo dell’Abruzzo. Rumorosi e forse un po’ delusi per il terzo posto del loro beniamino, che comunque è riuscito a riaprire, almeno un po’, la corsa. "Non ho parole per quello che ho visto in 80 chilometri - ha ammesso Di Luca -. Mai vista tanta gente in questo Giro. Lo scatto è la mia arma in più, spero che Denis ceda qualcosa, io non mollerò fino alla fine. C’è il Vesuvio dove la salita è più dura, e anche Anagni per gli abbuoni".

PELIZOTTI SUPER – Grande impresa per “il delfino di Bibione”, capace di compiere l’impresa già lo scorso anno con la cronoscalata a Plan De Corones. Forse in pochi avrebbe sperato che avrebbe portato a termine la sua impresa anche perché alle sue spalle le rapide fiammate di Di Luca sembravano che avesse i secondi contati ed invece…

FISCHI PER MENCHOV- Brutto episodio, e alquanto inusuale in uno sport come il ciclismo. Il cerimoniale è stato guastato dai fischi rivolti a Menchov e soprattutto a Garzelli. Quelli alla maglia rosa possono essere interpretati come l’espressione del timore per un avversario durissimo. Quelli a Garzelli invece hanno lasciato un segno diverso. "Non me l'aspettavo - dice Di Luca - io mi sto giocando il Giro e lui la maglia verde". "In questo giro non mi ha regalato niente nessuno - attacca il varesino dell’Acqua&Sapone-Mokambo - non vedo perché dovrei lasciare agli altri i piazzamenti. Danilo è un mio collega ma anche un mio avversario, io faccio la mia corsa anche perché il mio obiettivo è quello di raccogliere punti per la maglia verde". Pellizotti: "Gli sportivi del ciclismo non fanno questo, Menchov è un grande campione, non capisco questi fischi". Chiude il russo della Rabobank: "Capisco la reazione del pubblico, quando un campione è così amato tutto ciò può accadere". Un po’ come succede spesso nel calcio, ma forse non è l’esempio giusto da seguire.

DENIS CONVOCATO — La maglia rosa Menchov è stato convocato in Austria per l’inchiesta sul doping ematico legata al laboratorio Humanplasma di Vienna. Un caso che secondo alcune agenzie di stampa potrebbe aver subito nuovo impulso in seguito alle rivelazioni di Bernhard Kohl, ritiratosi dopo la squalifica di due anni per la positività all’Epo-Cera durante il Tour 2008. Il russo ha confermato di aver ricevuto la convocazione degli inquirenti austriaci per fatti che risalgono al 2007. "Questa storia non mi riguarda, non ne so nulla e non ho alcun problema a rispondere a ogni domanda - ha detto in conferenza stampa -".

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Doping nel ciclismo: si verrà mai a capo?

Ciclismo e doping: un legame inscindibile? Questo e tanto altro ancora è quanto abbiamo chiesto al Prof. Luciano Russi, docente di Pianificazione dei Media e Comunicazione dello Sport presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università La Sapienza di Roma.
Come mai nel ciclismo c'è sempre una sorta di esaltazione quando si trova un atleta positivo? Si verrà mai a cpo del fenomeno? Quali caratteristiche devono avere le campagne di sensibilizzazione?

Dopo il "salto" l'intervista completa!

Buona visione!!!


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lunedì 25 maggio 2009

Sastre tappa e terzo nella Generale. Menchov domina Di Luca. Basso non fa la differenza. In calo Leipheimer, crollano Simoni, Lovkvist.

l'attacco di Sastre.

Monte Petrano- 25 maggio 2009- Sastre l’uomo che non ti aspetti, l’uomo che non fa proclami vince al terzo scatto rispondendo in modo autoritario agli allunghi Di Luca, super Menchov che corre da padrone della corsa, nel finale brucia Di Luca.

LA GARA- La tappa Pergola-Monte Petrano (237km) il tappone appenninico del giro con 5000metri di dislivello vede in avvio il ritiro di Codol e al 2km il tandem Diquigiovanni Scarponi-De Bonis, poi seguono il tandem in 18 formando un groppone di venti corridori: tra questi gregari degli uomini classifica che potrebbero tornare utili più avanti come Ardila Cano-Tjallingii (rabobank), Bosisio (Lpr), Popovych (Astana), Carlstrom (Liquigas) e Wiggins, Brutt, Belotti, e a sorpresa Damiano Cunego. A 125km dall’arrivo massimo vantaggio 7’20’’, allo stesso km si ritira Gene. All’inizio del Monte Nerone iniziano a staccarsi in testa, e la tanto criticata Rabobank, definita all’inizio squadra poco valida testimonia il contrario, controlla la corsa e con due uomini in avanscoperta e Ten Dam e altri due con Menchov, mentre gli altri salgono a coppie, Agnoli si stacca e lascia solo i capitani Liquigas. In avanti attaccano Scarponi e Cunego si aggregano Popovych e Bosisio che non tirano un metro perché servono d’aiuto ai capitani. Si ritira Soler.

CATRIA- Sul Catria, Cunego prova ad avvantaggiarsi stacca Scarponi, ma non è in crisi lui conosce a memoria le salite del percorso, mentre Popovych e Bosisio. Alle pendici del Catria, perde contatto Lovkvist, mentre il rivale per la maglia bianca, Seeldrayers rimane nel gruppo Maglia Rosa. Perdono contatto i due compagni di Menchov, rimangono Ten Dam e Ardila. Anche Simoni nei primi chilometri del Catria si stacca. Scarponi senza strafare si riporta sul terzetto di testa. Anche Rogers si stacca dai migliori, poi grazie a Possoni rientra. Nessun attacco sul Catria, Basso non si vede, la Rabobank tiene unitala corsa. Sul Catria scollina per primo Cunego e in discesa Popovych prova ad andare, guadagnando 13’’ su Cunego, mentre Bosisio sbaglia una curva. Foratura per Leipheimer l’Astana blocca un paio di compagni dell’americano. Popovych guadagna 1’15’’ in discesa sul Gruppo Maglia Rosa, il suo compagno Leipheimer rientra.

MONTE PETRONE- Cunego resta a 30’’ da Popovych, Carlstrom tira per Basso e Pellizzotti. Poi Pauwels per Sastre ma il primo allungo di Basso, ma rispondono tutti i grandi tranne LEipheimer che al 2°km perde contatto Pellizzotti dopo la crisi iniziale sale del proprio passo. Il quartetto Sastre, Di Luca, Basso, Menchov viene scosso dai tre tentativi di Sastre, che al terzo distanzia glia altri. Risponde Basso ma la risposta non sembr convincente. Menchov e Di Luca si studiano e consentano a Valjavec e Garzelli di rientrare. Ma una nuova fucilata di Di Luca rimanda dietro Garzelli, sempre a ruota Menchov. Ripreso Cunego e ai -2km ripreso anche Popovych. Nel finale Basso ai 700metri viene raggiunto da Di Luca e Menchov con quest’ultimo che vince la volata per il secondo posto davanti a Di Luca. Sastre chiude primo ma nel finale non ha guadagnato granché. Garzelli quinto a 1’19’’ precede Pellizzotti e Masciarelli, perde circa tre minuti Leipheimer, crolla la maglia bianca Lovkvist a 24’ e Simoni 20’. Basso avrebbe attaccato prima, ma oggi giornata nera anche per i gregari Agnoli e Szmyd.

PAGELLE
PROMOSSI:
SASTRE 9: Ha il pregio di non fare proclami ed essere l’uomo giusto al momento giusto. Vince una tappa sfruttando le doti di Grimpeur, ma ottiene meno del previsto,almeno ci ha provato. Diesel.
MENCHOV 8: Il russo corre da padrone della corsa. Basso,Sastre e Di Luca provano a staccarlo, ma lui è il primo a ricucire tutti gli strappi. Nel finale anticipa anche Di Luca, lascia andare quel tanto che basta Sastre. Padrone del Giro.
POPOVYCH 7: Il povero Yaroslav si fa 235 km di fuga e viene ripreso ai -2km dal traguardo. Quando vede arrivare Sastre gira la faccia e impreca. Fatica immane con il caldo di oggi. Coraggioso.
BASSO 6.5: Non è il Basso che fa la differenza, Menchov sembra più in forma, ha provato ma non è andato. Paga anche la giornata no di due preziosi gregari come Agnoli e Szmyd. L’importante è partecipare.
CUNEGO 6.5: Damiano è stato giustamente bistrattato dalla nostra rubrica. Oggi prova d’orgoglio del Piccolo Principe. Ma nella discesa finale perde la ruota di Popovych e sfinito non lo riprende più. Orgoglio ferito.

BOCCIATI:
LOVKVIST 5: il ragazzino dopo la prima settimana, crolla nel tappone appenninico odierno e perde la maglia bianca in favore di Seeldrayers e termina dietro Masciarelli (voto 8). Scarico.
LEIPHEIMER 4: il capitano Astana non va. Perde contatto al 2km poi grazie ad un gregario di lusso come Lance Armstong (voto 8) limita i danni e arriva a 3’. Assente ingiustificato.
SIMONI 4: Tutti pensavano che i 18 minuti persi ieri fossero una tattica, per vederlo attivo e pimpante oggi. Il vecchio Gibo si stacca sulle prime rampe del Catria. Andato.

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51 anni fa nasceva il Processo alla Tappa


Più di cinquant'anni fa andava in onda per la prima volta la storica trasmissione: Il processo alla tappa. Questo programma, diventato ben presto un appuntamento irrinunciabile per tutti gli appassionati di ciclismo è stato un programma televisivo nato negli anni sessanta, che rivoluzionò il modo di trattare lo sport in tv. Curata e condotta da Sergio Zavoli dopo le prime edizioni in radio dal 1958 fu legata al Giro d'Italia in versione televisiva dal 1962, (vinto quell’anno da Franco Balmamion). Da subito “Il Processo” ebbe un successo già nelle prime puntate. La trasmissione andava in onda dopo la conclusione di ogni tappa del Giro d'Italia: da un palco improvvisato nei pressi della linea del traguardo si alternavano corridori, direttori sportivi, giornalisti. Il programma piacque perché, oltre ad analizzare tecnicamente la tappa, raccontava piccole storie, di umili gregari, di massaggiatori, meccanici, corridori di secondo piano che a volte anche solo per un giorno erano riusciti a uscire dalla mediocrità con un'impresa, magari non andata in porto proprio sul finale. Uno dei personaggi chiave della trasmissione fu, sempre negli anni sessanta, il "camoscio d'Abruzzo", Vito Taccone, il corridore abruzzese, divenuto famoso per le sue vittorie ma soprattutto per il suo animo battagliero, in corsa e fuori. Il programma fu una delle prime trasmissioni dell’allora giovane Televisione Italiana ed introdusse una vera e propria rivoluzione tecnologica. Fu impiegata per la prima volta la moviola, per chiarire eventuali dubbi su un arrivo contrastato, fu usato il radio-telefono per riproporre, alla fine della tappa, collegamenti effettuati durante la corsa. Dopo le edizioni degli anni sessanta però il processo è mancato per anni sugli schermi della Rai, poiché la Corsa era trasmessa da Canale 5 e dunque dalla Fininvest. Ha ripreso il suo corso dopo che la Corsa Rosa è tornata sulle frequenze del Cavallo di Viale Mazzini. Il programma ha conservato il suo nome originale (salvo nel 2003 quando si chiamava “Stappa la tappa”. Vi proponiamo un video dove si ripercorrono le vicende più belle di questa storica trasmissione.


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