domenica 2 agosto 2009

Ecco l'Hematide, il doping anticontrollo

La confessione può essere di quelle che lascerà il segno: secondo Ivano Fanini, patron del team ciclistico 'Amore&Vita', «C'è un nuovo tipo di doping che sfugge ai controlli». Dopo il Cera è arrivato il turno dell'Hematide... Poco più di 12 mesi fa il Cera, detto anche "Epo di terza generazione", entrava prepotentemente nell'immaginario collettivo sportivo come la nuova sostanza dopante per eccellenza. Ne hanno fatto le spese dapprima Riccardo Riccò e Leonardo Piepoli, più recentemente Danilo Di Luca, passando per numerosissimi altri atleti di diverse discipline, ultimo dei quali Mikel Astarloza. Negli ultimi tempi il numero dei 'colpevoli' è comunque diminuito, ma il patron della squadra ciclistica Amore&Vita, Fanini, ritiene che: «C'è un nuovo tipo di doping che sfugge ai controlli - ha dichiarato il 58enne toscano -. Si chiama Hematide e, secondo il tam-tam dei corridori, sta già circolando in gruppo, specie ad alto livello. E' un'Epo che va oltre il Cera e che, secondo quanto si sa, sarebbe già inserita nei prodotti vietati della lista Wada, ma non esiste ancora un test in grado di rilevarla». Lo stesso Fanini si è dichiarato preoccupato, soprattutto dopo la morte di un dilettante toscano, il 23enne Fabio Fazio, e la positività di uno dei corridori più promettenti del panorama ciclistico italiano, il 18enne Eugenio Bani. «Bisogna fare pulizia e ripartire con regole nuove che non guardino in faccia a nessuno - ha sottolineato Fanini -, altrimenti i morti non si fermeranno qui». Un commento che non lascia scampo certo all’immaginazione.

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La mamma di Pantani: "Riaprite l'inchiesta sulla morte di mio figlio"

Il grido arriva direttamente da Tonina Pantani, la mamma di Marco Pantani vuole sapere la verità. Il campione romagnolo, trovato morto nel residence 'Le Rose' di Rimini il 14 febbraio 2004 in circostanze sospette, da subito è stata avvalorata l’ipotesi di overdose da cocaina. Da subito, secondo la mamma del campione, ci sono stati dei fatti che non tornano, ed ora nuovi particolari sembrerebbero coinvolgere l'ex-fidanzata storica del Pirata, Christine. Secondo le prime ipotesi Marco Pantani avrebbe lasciato un biglietto riportante i nomi delle persone che avrebbero agito contro di lui.
Così a cinque anni abbondanti dalla scomparsa del ciclista, emergono nuovi particolari che hanno spinto la mamma del Pirata Tonina, a chiedere la riapertura dell'inchiesta. All'interno di una intervista rilasciata al settimanale "Vivo", Tonina rivela che Marco ha «Lasciato degli scritti in cui fa nomi e cognomi», tra cui anche quello della ex fidanzata Christine, che avrebbe fornito la droga allo stesso Pantani.
La madre dell’ex ciclista della Mercatone Uno, non crede, anzi, non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio: «Se è vero come c'è scritto lì, che era lei a dargli quella roba, mi sono sentita in dovere di andare in Procura e far vedere tutto. Chiedo di riaprire l'inchiesta sulla morte di mio figlio, perché la verità potrebbe essere molto vicina. Ho sempre manifestato la mia convinzione che mio figlio sia stato ucciso, che fin da Campiglio (quando a Pantani venne riscontrato un tasso di ematocrito pari al 52%, due punti percentuali oltre il limite, ndr) che ci fosse un complotto contro di lui, e le tante mancanze nelle indagini sulla sua morte fanno pensare ad una leggerezza, se non a una manchevolezza. Anche in Procura ho messo in evidenza soprattutto quello che ha detto Renato Vallanzasca, boss della Comasina, quando in carcere venne invitato a scommettere sul vincitore del Giro e disse che sicuramente non sarebbe stato Pantani».
«Probabilmente – conclude - furono anche le cattive amicizie che lo spinsero verso la droga e a isolarsi negli ultimi giorni di vita nel residence dove fu poi trovato morto. Gli hanno detto di prendere queste cose perché gli facevano bene. Poi è finito nel tunnel e non è riuscito più ad uscire». Fiduciosa sull'esito delle indagini: «La verità potrebbe essere molto vicina» ha concluso.

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sabato 1 agosto 2009

Astarloza positivo, Riccò squalifica prolungata

Ancora una volta dobbiamo soffermarci del fenomeno del doping nel ciclismo. Questa volta in soli pochi giorni sono ben due le notizie che si intrecciano con il mondo delle due ruote.

ASTARLOZA TROVATO POSITIVO – Dopo il nome illustre di Danilo Di Luca, questa volta a finire nella famigerata trappola del Cera (Epo di terza generazione) è il vincitore della 16a tappa del Tour MIkel Astarloza della Euskaltel-Euskadi. Il corridore è già stato sospeso dall'Uci a seguito della sua positività in un controllo a sorpresa del 26 giugno. Ora si attendono, come di consueto, le controanalisi. Il 30 enne corridore basco ha chiuso il Tour de France all'undicesimo posto della generale, vincendo in solitaria la 16a tappa da Martigny a Bourg-Saint-Maurice, frazione in cui si era reso protagonista anche il nostro Franco Pellizotti. Se l'esito delle controanalisi dovesse essere confermato (come quasi sempre accade), Astarloza, come Riccò, verrà squalificato per due anni.

RICCO’ SQUALIFICATO ALTRI 4 MESI
- Riccardo Riccò, risultato positivo ad un controllo antidoping nel Tour 2008 al Cera, si è vista prolungata la sua squalifica da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale. Il ciclista era stato dapprima sospeso a due anni, pena poi ridotta a venti mesi (avrebbe ricominciato a correre a marzo 2010), invece L’Uci ha deciso di allungare la squalifica di altri quattro mesi al corridore modenese. Lo scalatore, passato dalla Saunier Duval al Team Flaminia, potrà ricominciare a correre dal 17 luglio 2010. Lo scorso anno, durante la Grande Boucle Riccò al momento del controllo occupava la nona posizione in classifica generale e vestiva due maglie: quella bianca di miglior giovane e quella a pois di miglior scalatore della corsa.

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