domenica 2 agosto 2009

La mamma di Pantani: "Riaprite l'inchiesta sulla morte di mio figlio"

Il grido arriva direttamente da Tonina Pantani, la mamma di Marco Pantani vuole sapere la verità. Il campione romagnolo, trovato morto nel residence 'Le Rose' di Rimini il 14 febbraio 2004 in circostanze sospette, da subito è stata avvalorata l’ipotesi di overdose da cocaina. Da subito, secondo la mamma del campione, ci sono stati dei fatti che non tornano, ed ora nuovi particolari sembrerebbero coinvolgere l'ex-fidanzata storica del Pirata, Christine. Secondo le prime ipotesi Marco Pantani avrebbe lasciato un biglietto riportante i nomi delle persone che avrebbero agito contro di lui.
Così a cinque anni abbondanti dalla scomparsa del ciclista, emergono nuovi particolari che hanno spinto la mamma del Pirata Tonina, a chiedere la riapertura dell'inchiesta. All'interno di una intervista rilasciata al settimanale "Vivo", Tonina rivela che Marco ha «Lasciato degli scritti in cui fa nomi e cognomi», tra cui anche quello della ex fidanzata Christine, che avrebbe fornito la droga allo stesso Pantani.
La madre dell’ex ciclista della Mercatone Uno, non crede, anzi, non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio: «Se è vero come c'è scritto lì, che era lei a dargli quella roba, mi sono sentita in dovere di andare in Procura e far vedere tutto. Chiedo di riaprire l'inchiesta sulla morte di mio figlio, perché la verità potrebbe essere molto vicina. Ho sempre manifestato la mia convinzione che mio figlio sia stato ucciso, che fin da Campiglio (quando a Pantani venne riscontrato un tasso di ematocrito pari al 52%, due punti percentuali oltre il limite, ndr) che ci fosse un complotto contro di lui, e le tante mancanze nelle indagini sulla sua morte fanno pensare ad una leggerezza, se non a una manchevolezza. Anche in Procura ho messo in evidenza soprattutto quello che ha detto Renato Vallanzasca, boss della Comasina, quando in carcere venne invitato a scommettere sul vincitore del Giro e disse che sicuramente non sarebbe stato Pantani».
«Probabilmente – conclude - furono anche le cattive amicizie che lo spinsero verso la droga e a isolarsi negli ultimi giorni di vita nel residence dove fu poi trovato morto. Gli hanno detto di prendere queste cose perché gli facevano bene. Poi è finito nel tunnel e non è riuscito più ad uscire». Fiduciosa sull'esito delle indagini: «La verità potrebbe essere molto vicina» ha concluso.

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