giovedì 11 giugno 2009

Bernhard Kohl da shock: "Ecco come si dopano i pro!"

Il corridore austriaco Bernhard Kohl, trovato positivo al Cera (l’Epo di nuova generazione) al Tour 2008 ed in seguito ritiratosi ha deciso di collaborare con la polizia. In una intervista al giornale francese L'Equipe svela i retroscena del suo rapporto col doping e di come certe pratiche siano all'ordine del giorno. Si chiamano “procedure professionali di dopaggio”, e le seguono solo i migliori corridori per vincere le grandi competizioni ciclistiche. "Ho corso il Tour 2007 – racconta - senza un vero protocollo di dopaggio. L'anno dopo ho deciso che meritavo il top del top. Il protocollo di doping per un Tour de France inizia subito dopo la conclusione di quello precedente: E’ la regola per ogni vero professionista – spiega Kohl -. Il Tour 2008 ho cominciato a prepararlo dal mese di agosto 2007. Ho fatto tutto molto seriamente. Ad agosto ho fatto il primo prelievo del sangue destinato a essere poi utilizzato nel Tour dell’anno dopo. Un secondo prelievo a novembre. Ogni volta un litro. Il mio sangue poi è stato preparato, separando globuli rossi dal plasma, etichettato e congelato”.Tutto ciò avveniva nel laboratorio Humanplasma in Austria, coinvolto nello scandalo dei Giochi olimpici invernali di Torino 2006. Scandalo che ha spinto il manager di Kohl, Stefan Matschiner, finito in carcere, a costituire un laboratorio fatto in casa: “Ho finanziato la mia parte con 20mila euro, altri atleti hanno fatto altrettanto. I macchinari sono arrivati agli inizi del 2007 e installati in un appartamento, il nostro quartier generale. Le trasfusioni le facevo 48 ore prima delle tappe cruciali. Ci vogliono due giorni per ottenere effetti tangibili. Non è difficile, basta non sbagliare etichette”. Il suo manager Matschiner, secondo quanto raccontato da Kohl acquistava anche i prodotti dopanti in cambio di una commissione del 10% sui guadagni del ciclista che per il Tour 2008 prepara quattro sacche del suo sangue. “Solo quelle, il resto ho lasciato perdere per via dei numerosi controlli aleatori. L’Epo, l’ormone della crescita e l’insulina li ho presi prima del Tour non durante. Sono riuscito a fare tre trasfusioni: la prima dopo la sesta tappa, la seconda prima dei Pirenei, l’ultima prima delle Alpi”. Come fare con i controlli della polizia nei vari hotel? “Si evitano, facendo sempre attenzione. Il mio manager ha fatto tre viaggi dall’Austria, mettendo ogni volta le sacche di sangue nel bagaglio registrato, già scongelato. Le trasfusioni si facevano tra le 18 e le 20, per massimo 20 minuti e non dare nell’occhio. Dipendeva dagli appuntamenti con i giornalisti. Se ero libero, Marschiner mi inviava un sms e andavo nella sua stanza”. Inefficienti i controlli dell’Uci: “La trasfusione di mezzo litro di sangue non crea variazioni sospette dei parametri sanguigni. Il mio manager mi iniettava anche dell’albumina per diluire l’ematocrito".
Il Tour 2008, è stato lo stesso che ha trovato positivo anche lo scalatore italiano Riccardo Riccò, Kohl lo ricorda così: ”Quando hanno scoperto Riccò mi sono detto che aveva sbagliato le dosi. Quando invece ho saputo che i controlli li avrebbero fatti anche dopo il Tour allora mi sono preoccupato. Ma mi sono detto che se beccavano me, beccavano tutti. Sono persuaso che i primi dieci del Tour avrebbero potuto essere tutti positivi. Ma hanno preso me, è andata così. Non ho chiesto un secondo test, la pagliacciata era finita”. L’Unione Ciclistica Internazionale ha proposto il passaporto biologico: “Aiuterebbe i corridori a restare vicini ai loro valori che gli sarebbero comunicati regolarmente dall’Uci”.
Kohl descrive l'ambiente ciclistico come "Una sorta di organizzazione sociale che fa in modo che questo genere di cosa siano accettate da tutti", ma scagiona in parte i dirigenti del suo ex team la Gerolsteiner: “Credo che il boss Hans Michael Holczer non sapesse nulla e nella squadra non c'era dopaggio sistematico, ma il dottore dubito che non avesse capito”. Intanto, in Francia, è appena uscito un nuovo libro che prende di mira Lance Armstrong che si appresta a tornare da protagonista al Tour. Eloquente il titolo: “Le Sale Tour”, lo sporco Tour (Ed. Seuil). Un libro che cerca di far luce sul sistema Armstrong e la strana alleanza con l’ex nemico, il gruppo Amaury che gestisce la Grande Boucle (ed è proprietario dell’Equipe) in nome delle nuove strategie nel mondo del marketing.

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